1. The cellar 3: inferno


    Data: 19/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: paolo2011

    Cellar vuol dire cantina, fa pensare alle bottiglie inclinate e alle botti di rovere, al vino barricato; per me cellar significa dare sfogo ai miei istinti più bassi, alle depravazioni dei miei desideri, all’inferno della mia anima. Scendo con Amin i gradini che portano ad un locale del club, due piani sotto il livello della strada, una stanza senza uscite e senza finestre. La sling appesa al soffitto e un faretto che la illumina fiocamente.
    
    Amin ha una canotta bianca che risalta sulla pelle bruna, è alto almeno 2 metri e le braccia sono due tronchi, sul braccio destro, appena sopra il gomito, ha tatuate due righe nere e spesse, come bracciali decorano il bicipite; un giorno ma ha raccontato che quello è il limite estremo dove è riuscito a fistare una troietta rimorchiata in un bar ad Amsterdam, mi aveva descritto i particolari della penetrazione e le urla del ragazzino spaccato, il solito adolescente innamorato del suo fisico e del suo sorriso…mi aveva fatto eccitare da matti e gli avevo succhiato il cazzo gigantesco per almeno mezzora. Ora tocca a me, lo sento, è venuto il mio momento!
    
    Nella stanza ci sono parecchie persona, quasi tutte hanno la mia età, ragazzini non ne vedo; alcuni si menano il cazzo, uno si strizza i capezzoli da solo mentre un porco inginocchiato gli succhia il membro, altri sono appoggiati alle pareti scure della sala, saranno almeno una decina mal contati e stanno aspettando me, proprio me!
    
    “Signori e signore, …perché qualche signora ...
    ... l’abbiamo vero!? Benvenuti al macello del maiale, benvenuti all’inferno…venga avanti il porco, lo useremo per bene, perché del porco non si butta via niente!...vero?” …è la voce potente e calma del mio padrone, qualche risata, un mormorio di approvazione. Rabbrividisco e mi inginocchio nel centro della stanza, le mani dietro la schiena, il capo rivolto vero l’alto, la bocca aperta e la lingua fuori…sarei ridicolo se non fosse proprio questo che eccita la ciurma dei maiali che mi circonda. Il primo cazzo si appoggia alla mia guancia, un altro penzola sulla mia fronte, il terzo sprofonda nella mia gola, così, improvvisamente; trattengo il conato di vomito, spingo ancora più indietro la testa inarcando il collo…mi scopano in gola, quasi tutti…alla fine sono una maschera di saliva, gli occhi e le guance rosse.
    
    Mi avvicino gattonando alla sling, Amin mi afferra per i fianchi e mi scaraventa di schiena sull’intreccio di cinghie di pelle nera, mi divarica le gambe e mi fissa le caviglie ai moschettoni in alto. Ora sono esposto, alla mercé di chiunque, il cazzo si è fatto di nuovo duro e il buco del culo gocciola lubrificante; si avvicina un tizio pelato, la sua espressione non è intelligente ma sotto intravedo una dotazione non male, una nerchia nella norma come lunghezza, ma la larghezza è notevole, sembra una bomboletta della schiuma da barba, di quelle grandi. Non dice nulla, quasi non mi guarda in faccia, appoggia la cappella sul buco e aspetta; io so cosa fare, l’ho imparato da ...
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