Passato imperscrutabile
Data: 23/11/2018,
Categorie:
Etero
Sensazioni
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
In quel tardo e piovoso pomeriggio del mese di ottobre, il trillo del telefonino mi ravvivò bruscamente dalla replica inarrestabile e prolungata dei miei faziosi ed esagitati pensieri, i medesimi invero che m’avevano costantemente dondolato in quella notte insonne frazionandomi e smembrandomi l’intelletto, fra quelle lenzuola inzaccherate di fluidi ormai asciugati assieme a quelle numerose macchie opalescenti, che si propagavano ormai sull’epidermide abbattuta e infiacchita. Un ricordo effettivamente rozzo, sproporzionato e distaccato, di qualcosa che concretamente era rimasto soltanto fisico, ma che non aveva ascoltato né avvolto per niente il mio animo né la mia sensibilità di femmina. In realtà, in quella contingenza, non ebbi bisogno di schiudere gli occhi per rispondere, giacché il cellulare era là vicino a me, precisamente nel posto che lo avevo mollato la sera precedente, nel tempo in cui carezze sperdute avevano preso celermente il posto di scriteriate e di stolte definizioni, aspirandomi tra quegli appoggi distanti e insensibili che non bramavo. In quella congiuntura avrei deliziosamente auspicato sentirmi riferire - ciao mio grazioso elefantino, eccomi qua, un lieve e garbato mormorio emesso a fior di labbra, in verità una carezza che mi mancava e che da sola aveva la radicale forza d’evocare nuovamente l’amore di chi, sciupato chissà dove, peraltro impreciso, plumbeo e sfocato tra una calca di visi anonimi, peregrinava affievolito e senza vivacità nella mente ...
... fiacca e sfibrata facendo al presente male, eppure non era lui, questo io lo sapevo già. In quell’occasione, manifestamente infastidita, distendendomi in direzione del comodino spaziai con lo sguardo insonnolito in cerca delle sigarette, ne trovai una scampata della sera precedente e rapidamente l’accesi: “Dimmi un po’, sei da sola?” - sollecitò quella voce bisbigliando quasi con insistenza. Che insensata e che stolta interpellanza, come se quella richiesta alterasse snaturando e modificando alcunché l’essere da soli oppure no, nel tempo in cui si è interamente abbandonati e costantemente soli dentro, eppure in quel frangente non obiettai, origliai viceversa, lisciandomi indolentemente un capezzolo. Quelle definizioni insipide e marginali capitombolarono speditamente, simili alle palle che rotolano quando si gioca in un torneo di bowling, fra le mie considerazioni distratte e smemorate, in compagnia altresì dei miei convincimenti incantati e secondari, perché spezzoni di pianificazioni inintelligibili, che finsi di spartire acconsentendo durante il corso della conversazione con affermazioni illogiche e fuori tempo, si volatilizzarono immancabilmente all’istante. Rasentandomi nel mentre le cosce simulai un spasimo d’appagamento, peraltro illusorio e preventivato, così come la smania che ostentai per la visione profetizzata del mio individuo parlante, sicché aprendo la porta di casa mi bloccai, seppur sbarbato e ben agghindato il maschio al quale per mesi avevo cercato d’attribuirne ...