L'ippopotamo e la gazzella
Data: 30/09/2017,
Categorie:
Etero
Autore: singlebsx58roma, Fonte: Annunci69
... esercitando una leggera pressione con le dita nell’incavo tra le due natiche.
Lei ebbe un sussulto e si irrigidì. Girò la testa, mi guardò, ma non disse nulla.
La pressione sanguigna mi fece gonfiare la patta. Rassicurato dal comportamento della gazzella mi feci più vicino ed inarcando un po’ il bacino in avanti, lo strofinai sul suo sedere. Lei, dopo un breve attimo di smarrimento fece quasi altrettanto inarcando il suo all’indietro.
L’adrenalina era salita al massimo. La fronte mi cominciava a sudare.
L’ippopotamo continuava a pomiciare con la bottiglia.
Dopo un po’ la ragazza girò la testa, si alzò gli occhiali mi fissò per un po’.
Non chiese nulla, ma disse tanto.
I suoi lapislazzuli urlavano voglia di baci, carezze, piacere, invocavano un mondo di attenzioni sconosciute, bisogno d’amore. Poi abbassò gli occhiali, mi guardò ancora un pò in segno di sfida e infine si rigirò.
Raccolsi un’altra dose di coraggio e questa volta, indietreggiai un po il mio corpo, infilai la mano nel gonnellino. By-passai gli slip, le carezzai l’ano e infine trovai il suo monte di venere depilato. Avvertii solo una piccola striscia di peluria.
Spinsi ancor più giù la mano ed intruppai al suo clitoride. Un sussulto la fece vibrare come canna al vento quando glielo massaggiai, poi il mio anulare prepotentemente le entrò in vagina.
La tensione cominciò ad imperlinare maggiormente di sudore la mia fronte. Anche Riccardo cominciò a sudare guardando quanto stava ...
... succedendo.
Lei girò di nuovo la testa, si tirò su gli occhiali e fissandomi di nuovo si impossessò della mia mente. Il suo sguardo penetrante ed ipnotico comandava i miei movimenti e mi invitava a non desistere, ad andare avanti.
Poi tirò giù le palpebre, quindi lasciò scendere di nuovo gli occhiali e piegò il viso verso il basso poggiando il capo sul reggimano verticale del bus.
Intanto l'ippopotamo continuava a pomiciare con la bottiglia.
La bocca le si aprì leggermente mostrando la punta della lingua. Muti lamenti di piacere stavano abbandonando il suo corpo per raggiungere l’olimpo e ringraziare “Eros”.
Sottovoce percepii qualcosa in ebraico, o swahili od aramaico, e la sua mano strinse con forza la mia patta sotto cui il pene eretto, compresso nel costume, soffriva atrocemente, quando una cascata di umori vaginali inondò la mia mano e colò sulle sue cosce.
Ormai ero soggiogato, succube dei suoi voleri. Avrebbe potuto anche chiedermi di spaccare la bottiglia di birra in testa all’ippopotamo, di inginocchiarmi e leccarle la vagina, che lo avrei fatto.
Rimase ancora un po’ con il capo rivolto verso il basso, le labbra dischiuse, la lingua leggermente tesa verso l’esterno. Poi lentamente allentò la presa del mio pene.
Detti un ultimo affondo con il dito medio e pressandole il clitoride tolsi la mano. Lei ebbe un ultimo sussulto e, senza tirare su gli occhiali, mi donò un meraviglioso sorriso.
Vendetta era stata compiuta. Giustizia era stata resa. Potevo ...