1. Si accettano caramelle dagli sconosciuti - II


    Data: 15/12/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Molly B

    ... mi sentivo così? Per quanto tempo sono tornata a casa sola, una sera dopo l’altra, a perdermi tra le lenzuola e sognare chi non c’è? Al diavolo, non ho nessuna voglia di essere prudente. E nemmeno di pensare. Una decina di minuti, avvolta in un abito pulito, lo sorprendo a cucinare. “Accomodati.” Mi accoccolo su una sedia, sotto il suo sguardo vigile. “In qualsiasi momento, una parola e ti riaccompagno a casa. Chiaro?” Sorrido annuendo, mi piace quella rassicurazione. Con movimenti lenti si posiziona alle mie spalle ed avvicina le mie mani, dietro lo schienale. D’istinto intreccio le dita. Deposita un bacio sulla mia tempia, che interpreto come un segno di approvazione. Mi accarezza le gambe, lento e sensuale, e porta entrambi i miei piedi il più indietro possibile. Di certo nota il mio respiro che accelera appena. Sono a gambe spalancate! Come un bambino curioso, sbircia sotto la gonna. Sorride carico di lussuria vedendomi priva di intimo, ma non parla ed io neppure. Poggia sul tavolo un piatto più che abbondante di bocconcini di pollo e patate al forno. Si siede di fronte a me. Gli rivedo negli occhi la stessa luce che aveva sul treno, lo stesso sorriso pericoloso. Prende con la sinistra un pezzetto di pollo, e poggia la destra sulla mia coscia. Mentre mi avvicina il cibo alla bocca, le sue dita raggiungono la mia figa. Senza le palline, sono certa che bagnerei anche la sedia dall’eccitazione. Fremo, sono impaziente e vogliosa. Quando assaporo il cibo, delizioso, inizia ...
    ... a masturbarmi come se mi conoscesse da sempre. Gemo, ma questo non gli piace. Me lo fa capire con un forte pizzicotto all’interno coscia, che mi causa un sussulto di sorpresa. Il gioco è chiaro. Mangiamo un boccone a testa, ma mentre mangio e solo per quel tempo, lui mi stuzzica con la punta delle dita. Purché io stia in silenzio: se gemo, ottengo un doloroso pizzicotto. È una lotta prima di tutto con me stessa, tra la voglia di non farlo smettere e l’incapacità di trattenere la mia voce. Quando finiamo il piatto mi sento stremata dalla continua tensione che attraversa il mio corpo. Mi porge le dita della mano sinistra, che lecco con attenzione, mentre continua a torturarmi il clitoride. Abilissimo. Anche quando io mi fermo, però, lui continua. Sento le gambe irrigidirsi, per quanto immobili. Mi pianto l’unghia del pollice destro nel palmo tentando di resistere. Ho terribilmente caldo, gli spasmi delle pareti vaginali mi fanno percepire ancora più distintamente le palline. Mi mordo le labbra, nel tentativo di restare ancora in silenzio. Non resisterò a lungo, ma non voglio che smetta. Lo guardo con una supplica negli occhi. “Voglio sentirli ora i tuoi gemiti, gattina.” È un vero miagolio di piacere quello che esce dalla mia bocca, mentre la sua mano continua a tormentarmi. Sono al limite. Lo supplico con un filo di voce, sperando non si fermi. Non lo fa. Non smette un attimo di fissarmi, mentre io non riesco a reggere il suo sguardo. Mi tiene per istanti infiniti sull’orlo ...