I SUOI OCCHI SU DI ME
Data: 18/12/2018,
Categorie:
Etero
Sesso di Gruppo
Lesbo
Dominazione / BDSM
Sensazioni
Autore: Fabio Brigazzi, Fonte: RaccontiMilu
... l�ambiente.�Assaggia questo dolce, spero ti piaccia.� Mi disse Giorgia, porgendomi una sorta di muffin posto su di un piccolo vassoio di plastica rosa.Lo presi con delicatezza e cominciai ad assaporarlo. Quasi subito mi trovai in bocca qualcosa di strano, forse un capello.�C�è un capello!� Dissi con aria disgustata mentre sputavo sul piatto la parte di dolce già impastata con la mia saliva. Non rendendomi affatto conto che era nero, mentre le due cuoche erano entrambe di capigliatura chiara.�Sicura sia un capello?� Mi disse allora Beatrice con l�aria e il tono di chi la sapeva molto lunga.In effetti, a guardalo bene, era un pelo. Del genere di quelli ricevuti per posta e ancora nascosti in casa sotto una montagna di panni da stirare. Uno di quei posti dove Gianfranco non sarebbe mai andato a guardare. Lui che odia fare qualsiasi tipo di attività casalinga, compreso lo scopare inteso in entrambi i sensi, non credo proprio che avrebbe trovato la voglia di cimentarsi nell�arte dello stiro.Non feci in tempo a collegare il tutto che due, quattro, dieci mani mi afferrarono con forza e mi scaraventarono su uno di quei divanetti rossi, solitamente occupati dagli uomini durante le partite di Champions League o della loro squadra del cuore. In un attimo mi ritrovai nuda, mentre ai polsi mi erano state posizionate delle polsiere munite di ganci, uniti tra di loro tramite un moschettone metallico.�Avevo ragione io.� Disse ancora Beatrice alludendo alla mia fica strabordante di peli ...
... e al mio buchino del culo anch�esso circondato da una folta peluria scura.�Ma Gianfranco come farà a trovarla?� Continuò la Bea, suscitando le risate di tutte le donne presenti.�Adesso ci pensiamo noi, tu sta tranquilla e non fiatare.� Mentre sulla bocca mi veniva posizionato un morso composto da una fascia di similpelle nera ed una pallina di plastica rossa forata. In modo che non potessi strillare. Cosa che avevo già fatto ampiamente ma che le spesse mura e il luogo posto al di sotto del livello stradale erano riusciti a contenere.Di sicuro erano veramente organizzate e, quando apparve la famosa macchinetta per capelli, oggetto da me immaginato fino a quel momento solo tra le mani della moglie del macellaio, capii subito qual�era il mio destino. Anche se dovevo arrivarci prima. Stranamente, non avevo più sentito le mie amiche parlare di estetiste, cerette o depilazioni. Come se fosse diventato un argomento tabù, mentre lo era solo per me. Loro infatti erano tutte depilate alla perfezione, con le sopracciglia ad ali di gabbiano e la fica di alcune che ricordava i baffetti di Hitler. Ma erano solo voci di spogliatoio, anche perché io lì sotto non le avevo mai viste.Il rumore delle lame che vibravano nascoste dalla protezione di plastica mi fece quasi paura ma erano mie amiche e sono certa che non mi avrebbero fatto alcun male.Sentii quindi la macchinetta andare su e giù per il mio monte di Venere come un tosaerba desideroso di trasformare un prato incolto e abbandonato ...