To sink. Affondare. Seconda parte. (di Tibet e Flamerebel)
Data: 02/02/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
La notte arriva silente come una dama ottocentesca vestita di nero tessuto. Le luci adornano a festa una città che non dorme mai. Passiamo quartieri, nei primi vediamo limousine sfrecciarci di fianco, strade larghe, palazzi eleganti, architetture futuristiche e non, guardo dal mio sporco finestrino cosa ho davanti, seppur mi piacerebbe poter rimanere qui, non posso, questo non è il nostro quartiere. Il nostro quartiere è un altro. È sporco, grigio, decorato da prostitute ai bordi della strada vestite con quattro stracci, qualcuna esibisce il culo quando le passiamo accanto, lui le guarda tutte, le spoglia con gli occhi, come ha fatto con me ma io, a differenza loro, mi sono spogliata sul serio. Provo vergogna e paura a rivivere quel momento. Lui fa sul serio, tuttavia qualcosa mi dice di non fidarmi, di non confidargli tutto. Budapest è piena di puttane, nei locali, per strada, gli uomini hanno una vasta scelta, non so se verrò mai calcolata, in fin dei conti fare la puttana mi fa schifo. Mi ha detto di vestirmi bene, di essere sexy. Io ci ho messo impegno nel scegliere l'abito, nero di quel tessuto che ti scivola addosso e che ti fa indurire i capezzoli, sembra si chiami raso, è stato una concessione dello stronzo pensando di poter usare la mia bellezza. Il porco ha un intero guardaroba femminile, ho l'impressione che siano delle donne che ha avuto e che sono passate da casa sua. Ho sandali alti ai piedi, sandali costosi, ho paura che potrebbero tagliarmi piedi per ...
... poter portarmeli via. Ho curato ogni minimo dettaglio, dai capelli lunghi e neri, al trucco, fino a finire alle unghie di mani e piedi. Mi sento bella. Il porco mi guarda spesso le gambe, le accavallo, ma non voglio che possa vedere il mio intimo. Non voglio dargli nessuna soddisfazione. Arriviamo al locale, sembra una villa abbandonata immersa nella vegetazione. Varchiamo il cancello e ci immettiamo nel lungo viale sterrato. Guardo fuori, gli alberi altissimi oscillano facendo frusciare le foglie, quando scendo dalla berlina mi ritrovo ad ammirare l'esterno di un edifico in decadenza: pittura che si sgretola dai muri decorati, finestre fatiscenti e balconate dove il cemento a tratti ha ceduto. È lugubre, desolata eppure in qualche modo la trovo bella, nella sua particolarità. Lui mi guarda, invitandomi ad entrare. Un primo passo verso l'inferno? La villa internamente è un harem dal sapore vittoriano, ha un'atmosfera tutta sua, dettata dal tempo, dalla gente che ha solcato questo suolo. Un salone enorme ci accoglie con il marmo lucido dal colore scuro, Riflette l'immagine di me stessa, delle mie gambe nude e del mio intimo. Il pensiero di poter essere oggetto di attenzioni mi fa trasalire, quel marmo è stato messo apposta per far si che le donne diventino oggetti, l'uomo lo sapeva, mi ha detto che già ci era stato, bastardo! E deve aver telefonato per preannunciare la nostra visita, siamo attesi. Sono in imbarazzo quando mi presento davanti ai proprietari, una coppia sui ...