1. Ipsedixit


    Data: 02/02/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Ipsedixit

    ... si sarebbe trasformata in un grave rischio di soffocamento e l’uso dell’antiemetico serviva appunto a prevenirlo. Ad ancora ad un paio d’ore di viaggio dal castello, Valeria iniziò a svegliarsi. Vista l'attività sessuale di cui era stata oggetto nelle ore precedenti, i sogni che aveva vissuto erano stati tutti a sfondo erotico sessuale. Dire che fosse bagnata equivarrebbe a definire pozzanghera un’inondazione: la ragazza era letteralmente fradicia. I suoi sogni erotici erano stati estremamente realistici ed aveva somatizzato l’eccitazione, forse anche gli orgasmi. Aveva passato in rassegna tutte le sue fantasie sessuali ricorrenti, anche le più perverse, quelle che non avrebbe mai confessato a nessuno. Inizialmente non riuscì a comprendere se il rumore degli enormi pneumatici dell'autoarticolato sull’asfalto ed i sobbalzi a cui era sottoposta facessero parte di un altro sogno, poi capì di essere ormai sveglia e che le sue percezione erano finalmente reali. Tentò di toccarsi, ma quando provò a portare le mani al viso, si accorse di non poterlo fare. Attorno ai polsi aveva qualcosa che la costringeva a stare con le braccia aperte, come se fosse stata assicurata ad una croce di Sant’Andrea. Diede alcuni strattoni, nella speranza di poter spezzare ciò che tratteneva i suoi polsi, ma non ci fu nulla da fare: le catene fissate ai vertici interni superiori della cassa ressero senza problemi. Nel momento in cui provò a spostarsi con il corpo per fare più forza, che si rese conto di ...
    ... essere anche gambe divaricate. Tentò di chiuderle, ma analogamente a quanto era avvenuto per le braccia, anche le catene che andavano dalle cavigliere ai vertici inferiori della cassa non cedettero. Istintivamente iniziò a dimenarsi, scoprendo però che qualcosa la cingeva in vita, impedendole di staccare la colonna vertebrale dalla parete a cui era appoggiata e di spostare il bacino in qualsiasi direzione. Gridò, ma gli slip che aveva appallottolati in bocca ed il bavaglio aderente in vinile che ricopriva le sue labbra, le consentirono solo di mugolare. In mezzo ai rumori del trasporto, nessuno avrebbe mai potuto sentirla, ma il “dissuasore”, quello avvitato sul collare captò invece benissimo quel suono gutturale e generò una serie di scariche elettriche a bassa intensità ma ad alto voltaggio. Attraverso le catenelle ed i morsetti metallici che le imprigionavano i capezzoli, la corrente elettrica poteva scorrere senza problemi, infliggendo a Valeria un pungente dolore. La percezione che lei ebbe, fu quella di un grande ago appuntito che glieli stava trafiggendo. Si svegliò completamente e provò a dimenarsi, operazione che si rivelò tanto disperata quanto inutile. Alcuni altri tentativi di chiedere aiuto bastarono a farle comprendere il legame causa-effetto tra il dolore ai capezzoli ed suoi mugolii. Non era stupida e smise di gridare. Ritrovò il controllo di sé e capì che le conveniva stare in silenzio. Rinunciò anche dimenarsi, accettando il fatto che era inutile. Insomma, si ...