1. Il regno del sesso - cap. 02


    Data: 07/10/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: darkhood2, Fonte: Annunci69

    [Ancora una volta, ti metto in guardia, lettore. Questo non è un racconto pornografico. C’è erotismo, seduzione, c’è una passione per gli odori e i sapori del corpo maschile che per molti sono feticismo ma per me rappresentano il modo più naturale per godere della sessualità. Se sei d’accordo… buona lettura!]
    
    Scappai come un ladro, rifugiandomi in ascensore mentre i genitori di Shervin salivano le scale. Uscii dal condominio in tutta fretta, entrai in macchina. Ero un po’ in ritardo ma non resistetti: tirai fuori il mio sesso infoiato e mi masturbai selvaggiamente, approfittando del sapore e dell’odore del ragazzo ancora nel naso e sulla lingua, a stordirmi i sensi.
    
    Trascorsi la giornata come un’anima in pena, evitando di domandarmi cosa significasse quell’episodio. Evitando anche di ammettere a me stesso che ogni fibra del mio corpo desiderava ripetere il contatto.
    
    L'indomani. Arrivai al solito panettiere col cuore in gola. Lui era lì. Era lì! Per poco non urtai le altre macchine mentre parcheggiavo, tanta era l’emozione.
    
    Mi dissi che dovevo mantenere la calma.
    
    Shervin era poggiato al muro, fumava una sigaretta. “Ciao”, mi disse. Lo salutai anch’io. E poi non potei trattenermi dal dirgli, non senza imbarazzo:
    
    “Mi batteva il cuore come un ragazzino quando sono scappato da casa tua”.
    
    “Vuoi rifarlo?” Mi chiese con naturalezza disarmante. Mi guardò. Istantaneamente mi venne duro.
    
    “E tu? …Io sì, certo…”, dissi tremante. Salivazione azzerata.
    
    “Io sì”, ...
    ... sorrise. Non ho mai capito quanto fosse consapevole della sua bellezza, del suo fascino. Continuò: “Se vuoi ci vediamo stasera”.
    
    “Perché non adesso?”
    
    “Ho finito ora dall’università. Non sono in ordine”. Questo particolare, questo suo modo per dire che voleva essere pulito e in ordine per fare questa strana cosa che volevamo fare, mi fece tenerezza. Sorrisi. Questa volta arrossì lui, o così mi sembrò.
    
    “Per me va benissimo come sei”.
    
    “Sei sicuro?”, disse ridendo.
    
    Qualche minuto dopo stavo guidando verso la zona industriale. Shervin mi aveva indicato un posto sicuro, forse ci era andato a pomiciare con qualche ragazza. Era seduto accanto a me e ne potevo già percepire l’odore. Anche quel giorno avrei saltato il pranzo, ma ne sarebbe valsa la pena, se il mio pranzo era lui. Mi fermai. In quel largo parcheggio non c’era un’anima, e se un’anima si fosse avvicinata ce ne saremmo – speravo – accorti abbastanza in tempo per ricomporci e filare via. Nuvole cariche di pioggia avevano oscurato il cielo. Tuonò.
    
    Shervin si voltò verso di me, con tutto il corpo. Si era tolto le scarpe.
    
    “Sei davvero sicuro?”
    
    Annuii. Mi voltai anch’io verso di lui. Evidentemente era emozionato anche lui. I suoi occhi dicevano: non ho mai fatto niente del genere prima. Avrei voluto rassicurarlo. Abbracciarlo, baciarlo. Ma avevo paura che un gesto d’affetto troppo manifesto potesse rovinare tutto. Sbottonai la camicia. Mi passai la lingua sul labbro inferiore.
    
    Certe cose è scomodo farle ...
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