La mia sottomissione
Data: 08/02/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: menodizero
... indossarli. A cosa le servivano? Non ero legato da nessuna parte ma la sensazione di esserlo c’era comunque, la sensazione di essere in suo potere aumentava sempre di più. Mi fece stendere in avanti le mani, la faccia a terra e le gambe leggermente divaricate; ora il mio culo era totalmente esposto. Mi accarezzò le natiche, fino a scendere allo scroto, poi un fulmine, un dolore assurdo mi trafisse, ancora il respiro che cercò di abbandonarmi. “Sei nelle mie mani stronzo – mi disse mentre stringeva e girava le mie palle con estrema decisione – vedrai, prima vorrai scappare ma poi mi supplicherai di continurare” Non riuscivo a respirare, mi faceva un male assurdo. “Da adesso io sono la tua Padrona, il tuo compito, schiavo, sarà solo uno: fare tutto e solo quello che ti ordinerò io…semplice no?” ed accompagnò il tutto con una risata che non faceva presagire a nulla di buono. Mi fece stendere completamente a terra, il cazzo che avanzava fuori. Ma come faceva ad essere ancora in tiro? Come facevo ad essere ancora eccitato? Mi schiacciò il cazzo con la suola dello stivale premendo sempre di più, il dolore fu fortissimo; dolore che aumentò quando al posto della suola ci fu il tacco a spillo. Urlai. Mi diede un calcio sul sedere ordinandomi di non urlare più. Era difficile, il dolore era molto forte. Mi fece girare a pancia in su, ancora a schiacciare il cazzo con la suola dello stivale, con il tacco piantato nelle palle. Ancora una volta un dolore forte, che però cominciava a ...
... diventare quasi un piacere. Come era possibile? Salì sopra di me, non pesava molto, ma i tacchi erano come delle frecce che mi penetravano il corpo. Mi schiacciò i capezzoli con il tacco, il dolore stava scomparendo lasciando spazio al piacere e alla voglia di subirne ancora. Mi stava già soggiogando e portando dove voleva lei. Mi fece alzare e mi legò a dei moschettoni attaccati al muro; ero a forma di X, non potevo difendermi, ma chi voleva difendersi? Io volevo subire e basta. Mi attaccò delle mollette in acciaio ai capezzoli, strinsi i denti per non urlare. Mi prese per l’ennesima volta le palle con le mani e strinse. Mi guardò diretta negli occhi e con un sorriso compiaciuto mi disse “sei già mio”. Era vero, ero suo, totalmente suo, ma come aveva fatto in così poco tempo? Prese un frustino, iniziò a colpirmi il cazzo e le palle, mi dimenai per non urlare dal dolore ma questo scatenò solamente l’ilarità della mia padrona. Ero stremato. Mi liberò dopo un tempo di quella tortura che mi sembrò eterno. Mi portò in un’altra stanza cavalcandomi come fossi una bestia, ogni tanto mi piantava un tacco nelle cosce, ogni tanto mi dava un colpo con frustino sul sedere. Mi fece sdraiare sul letto, agganciò i moschettoni della mani alla testata del letto, fece scendere dal soffitto, tramite una carrucola, una sbarra di acciaio alla qualche fissò i moschettoni delle caviglie e la tirò verso il soffitto. Ero immobilizzato, con le gambe divaricate e il culo totalmente esposto. Si allontanò ...