1. Il bastardo


    Data: 14/02/2019, Categorie: Etero Autore: dinosanto

    ... fatto alcuna domanda per non ostacolarla né favorirla.
    
    Le leggo negli occhi la sorpresa relativa all’insolita prassi che evita di fare le domande. La invito dunque a presentarsi professionalmente, a raccontarmi quali sono le sue attese ma soprattutto, cos'è in grado di fare data la sua giovane età. Inizia così la solita tiri-tera.
    
    “San fare tutto loro!” Penso io.
    
    Mi alzo, mi posiziono davanti alla scrivania seduto su di essa con una gamba penzoloni e con l’altra ben appoggiata al pavimento e con le braccia incrociate fingo interesse alle sue parole e poi lentamente mi avvicino alla grande vetrata. Il frenetico giorno volge ormai al termine.
    
    I colori del cielo si rattristano.
    
    E’ un’ora indefinita.
    
    Qualche vetrina si illumina e altre luci qua e là si accendono rispecchiandosi nelle pareti lucide degli edifici.
    
    Un mendicante sul selciato si prepara ad affrontare la lunga notte. Viene leggera la fine del giorno e fa capolino una probabile quanto inutile e umida sera. Là; sul lago,una leggera nebbiolina confonde l’orizzonte ed una barchetta a vela, senza più vento, guadagna con grande fatica il vicino porticciolo. Seduta su una modesta ma soffice poltroncina; Marisa, che ora s’è girata verso di me si mostra composta, con le gambe unite e come al solito piegate su di un lato, mani lunghe e ben curate che si appoggiano sulle cosce e attraenti occhialini, forse un po’ troppo fashion stile segretaria sexi, le abbelliscono il viso. Però! Mi dico, non male la ...
    ... cavallina!
    
    Il suo atteggiamento, il suo modo di vestirsi così appariscente, così provocante da non lasciare molto all’immaginazione, mi fa un gran piacere ma anche dubitare che ci sta provando.
    
    Adesso voglio giocare, voglio proprio metterla in imbarazzo, senza cattiveria ma solo per sconfiggere la noia.
    
    Guadagno la mia grande poltrona e mi risiedo. La osservo con voluta ma finta maleducata insistenza, la sfido guardandola fissa negli occhi mentre parla, poi scendo, gli occhi ora la scrutano tutta e si soffermano con voluta insolenza sulle gambe. Non può non rendersi conto del mio sguardo sfacciato, arrogante ma non si scompone, continua il suo vuoto e sterile parlare. Niente da fare; continua, continua, continua.
    
    Il mio sguardo ossessivo sembra non averla turbata minimamente. Il “gioco,” di provocazione, non l’hanno nemmeno sfiorata e continua come se niente fosse la cantilena.
    
    Ora però mi sono proprio stufato e decido in qualche modo di porre fine a quest’inutile esame.
    
    Dopo tante ed inefficaci chiacchiere la interrompo.
    
    Ho l'intenzione di andare a casa al più presto, tanto non mi dice niente che io non sappia già.
    
    “Senti Marisa; desidero, anche se non è corretto, metterti sulla buona strada; ciò che non ho fatto con le altre ma a causa dell’ora tarda, penso di fare un piacere ad entrambi se ti avviso che tutto quello che mi stai raccontando adesso, non si discosta da quello che ho già sentito dalle tue colleghe che ti hanno preceduta. Quindi se ci tieni, ...
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