Lo sconosciuto
Data: 09/10/2017,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Jimpoi
Veronica stava tornando a casa dal lavoro e notò che finalmente quell’uomo non c’era. Provò una piacevole sensazione sollievo: l’uomo, sulla cinquantina, brizzolato e non molto attraente, con il soprabito sudicio, la seguiva da circa una settimana da quando usciva dall’ufficio fino a casa. A volte ci si fermava davanti per un bel po’, guardando le finestre. Veronica, spaventata, aveva pensato di chiamare la polizia, ma l’uomo la seguiva a distanza e non le aveva mai fatto niente di male. Comunque quella sera era sollevata nel non vederlo, raggiunse il suo palazzo ed entrò nell’androne canticchiando, prese l’ascensore e quando aprì le portine, lo vide. Era appoggiato al muro a fianco alla sua porta di casa, con le braccia incrociate, vestito come al solito in modo sciatto. La guardò con i suoi profondi occhi scuri e disse: «Buona sera». Lei rispose titubante: «Buona sera». Notò che aveva la barba lunga di almeno tre giorni, che insieme ai capelli spettinati gli dava un’aria trasandata e sporca. La ragazza non si mosse e l’uomo disse: «Non entri in casa?». «Si, adesso cerco le chiavi», rispose spaventata Veronica. Voleva prendere tempo, ma alla fine dovette trovarle nella borsa e sia avvicinò alla porta lentamente, i tacchi bassi degli stivali neri che le arrivavano al ginocchio rimbombavano nella tromba delle scale. L’uomo continuava a guardarla. Si sentiva un odore di sudore provenire da lui. Veronica infilò la chiave nella toppa e la girò, facendo scattare la serratura. ...
... Quando la porta si aprì, l’uomo le disse: «Entro anche io». «Non penso sia il caso», le disse lei, secca. «Devo parlarti di una cosa. Se non te la dico perderesti il lavoro», tirando fuori dalla tasca interna del soprabito un tesserino dell’azienda dove lavorava lei. Veronica lavorava come account manager di un’azienda, era un lavoro che le piaceva e le faceva guadagnare abbastanza. Non voleva perderlo. «E cosa saprebbe, lei?», chiese. «Fammi entrare e te lo dico, non starò qua sul pianerottolo a lungo», dal tono sembrava una minaccia. “Cosa vuoi che succeda. Meglio sentire cosa ha da dire”, si fece coraggio Veronica. «Va bene, entri pure, ma faccia in fretta che sono stanca». Quando furono entrati Veronica posò la borsa e si volto verso l’uomo, che chiuse la porta alle sue spalle: «Bene, cosa ha da dire?». «Prima delle informazioni, si paga», disse l’uomo aprendosi il soprabito. «Cosa vuole?», chiese un po’ spaventata Veronica. L’uomo non rispose, ma si sbottonò i pantaloni, mettendo in mostra il suo cazzo a riposo. Era già molto grosso così. Veronica lo guardò per qualche istante, poi disse: «Lo rimetta a posto, per favore», ma il suo sguardo continuava a cadere in mezzo alle sue gambe. «Hai bisogno di quelle informazioni», disse l’uomo avvicinandosi. Il suo cazzo iniziava ad indurirsi lentamente. La mente di Veronica sapeva che avrebbe dovuto chiedere aiuto, ma fra le sue gambe si stava inumidendo. «Mi dica prima qualcosa, se no chiamo la polizia», disse Veronica con gli occhi ...