1. Aprendo


    Data: 21/02/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: primaesperienza11

    ... per un momento fu tentata di sistemare il lembo del tessuto e mandarlo a quel paese. Invece, stupendosi un po, allargò ancora un po le gambe, gli rivolse uno sguardo di sfida e mentre il semaforo passava dal rosso al verde accelerò. Pochi minuti dopo riuscì a trovare un parcheggio non troppo lontano dalla stazione della metro, spense la macchina, fece un respiro profondo e schiacciò il pulsante di chiamata.
    
    Quando il telefono cominciò a squillare, si ritrovò a sperare che all’altro capo non rispondesse nessuno. Stava per riattaccare, quando sentì una voce.
    
    “Pronto?”
    
    Terrorizzata, Angela rimase in silenzio.
    
    “Pronto?” fece ancora la voce, con un tono leggermente spazientito.
    
    “Sì, sì, ci sono, scusi…” si affrettò questa volta a rispondere Angela, il tono imbarazzato.
    
    Lasciò trascorrere un altro attimo, poi…”Io… sono pronta”.
    
    “Scusi??” il tono era piuttosto perplesso.
    
    “Io sono pronta” ripeté Angela, cercando di sembrare molto più sicura di quanto non fosse effettivamente. “L’altra sera nella metro lei ha scritto il suo numero sul mio telefonino e mi ha detto di chiamare quando sarei stata pronta. Ecco, io, io credo di esserlo” buttò fuori tutto d’un fiato, maledicendosi mille volte per avere telefonato, ma al tempo stesso felice di essersi liberata di un macigno che negli ultimi giorni la stava soffocando.
    
    La voce, che adesso aveva capito chi lei fosse, risuonò nelle sue orecchie. “Via Xxx 25, prendi l’ascensore fino al 4° piano, seconda porta sulla ...
    ... sinistra. Ti aspetto alle 17. Non un minuto prima, non un minuto dopo”.
    
    Quando Angela rispose con un flebile “Ma…ma…” si accorse di parlare solo con se stessa. L’uomo aveva già riagganciato.
    
    La giornata al lavoro fu infinita. Angela cercò di concentrarsi su un progetto che stava portando avanti da diversi mesi, ma ogni due per tre la testa correva a quella telefonata, a quell’indirizzo, a quello che sarebbe successo alle 17. Si ripeté un milione di volte che non ci sarebbe andata, ma ogni volta la sua convinzione diventava sempre più debole. Si maledì per avere scelto quel vestito troppo leggero che non lasciava troppo spazio alla fantasia e soprattutto per avere scelto di indossare ancora le scarpe di quella sera. “È come se si presentassi a una festa nelle vesti di agnello sacrificale: prego, eccomi qua, macellatemi" si disse. Sapendo che comunque era esattamente quello che sarebbe successo.
    
    Uscì dal lavoro alle 16.15. Uno dei vantaggi della sua posizione era quello di non essere assoggettata a orari rigidi. Su Internet aveva guardato dove fosse l’indirizzo e decise che avrebbe preso la metro. “Sono anche troppo nervosa per guidare, rischierei un incidente” si disse. Nei sotterranei di Roma si sentì gli occhi puntati addosso, del resto il vestito aggiungeva bellezza a un corpo già bello e l’intimo bianco risaltava agli occhi.
    
    “Se solo sapessero dove sto andando e cosa sto per fare” si ripeté più volte mentre per evitare il contatto diretto con gli atri passeggeri ...
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