Aprendo
Data: 21/02/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: primaesperienza11
... puntava lo sguardo a terra. Scese Termini e si diresse verso la linea A, scatenando sguardi ammiccanti al suo passaggio. L’ora di punta si stava avvicinando e la calca era aumentata. Oltre agli odori di una lunga giornata passata in ufficio, a spostarsi per la città a essere sempre indaffarati per un qualsiasi motivo. Nelle sei fermate che seguirono il suo corpo entrò a contatto con quelli di sconosciuti che condividevano i pochi centimetri quadrati di spazio all’interno del vagone, contribuendo ad aumentare la sua eccitazione. Una mano eccessivamente audace che le massaggiò per due fermate il culo, prima che lei riuscisse a crearsi uno spazio più sicuro, le fece aumentare a dismisura la voglia.
E finalmente, dopo avere camminato un paio di minuti, davanti a lei il portone che gli aveva indicato la voce. Erano le 16.55 e quegli ultimi 5 minuti sembrarono non passare mai, con Angela combattuta tra il fuggire da quella strada e il desiderio lancinante di entrare tra quelle mura. Nel momento in cui il suo blackberry scattò sulle 17, Angela citofonò. Un attimo dopo sentì il “clack” che sbloccava la serratura.
L’atrio fresco le fece venire i brividi sulla pelle, sentì i capezzoli indurirsi. La portineria era deserta, lei si diresse verso l’ascensore, uno di quei vecchi modelli a grata che permettevano di vedere chi saliva o scendeva. Quando la cabina arrivò con una lentezza irritante, Angela schiacciò il tasto 4, quindi iniziò la sua ascesa verso… “Verso l’inferno o il ...
... paradiso?” si chiese in silenzio Angela.
Quando la cabina terminò la salita, Angela, le mani sudate e tremanti, pasticciò con il meccanismo di apertura ma finalmente sbucò sul corridoio.
Si avvicinò alla seconda porta a sinistra, la trovò socchiusa. “È la tua ultima occasione di cambiare strada” urlò una voce dentro di lei. Aprì la porta, entrò nel silenzio, il suono che fece quando si richiuse le fece balzare il cuore in gola. Davanti a lei un ingresso sembrava portare verso quello che doveva essere il soggiorno. I tacchi risuonarono sulle piastrelle lucenti mentre si avvicinava alla porta. Di fronte a lei, quasi all’opposto del grande salone, lui era seduto in poltrona.
Era stata puntualissima e già questo deponeva a suo favore. Quando il campanello di casa suonò, aprii il cancello, socchiusi la porta e mi misi comodo in poltrona ad aspettare. Un minuto dopo sentii la cancellata dell’ascensore che si chiudeva, quindi il suono di un tacco che si posava sulle piastrelle dell’ingresso. Passarono solo pochi secondi da quando sentii anche lo scatto della porta che si chiudeva e il cauto avanzare di quei tacchi. Quando finalmente la sua figura prese possesso dello spazio vuoto nel vano della porta, l’unico movimento che feci fu quello di portarmi alla bocca il bicchiere di cognac che mi ero servito. Un breve sorso, poi, posatolo di nuovo sul bracciolo, rimasi immobile a osservarla. Era bella e affascinante come me la ricordavo, anche se questa volta lo sguardo non era così ...