1. Appartenenza (seconda parte)


    Data: 27/02/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: boreetoah

    La convivenza cominciò. Tutto scorreva nella massima normalità. Anna e Mauro si amavano e speravano che tra i loro figli nascesse una sincera e spontanea amicizia. Speravano troppo. I rapporti tra i due erano quanto di più civile e cortese si potesse auspicare, ma… amicizia no. Era troppo. Era troppo per due solitudini come le loro. Andavano e tornavano da scuola assieme. Mangiavano, facevano i compiti ognuno nella propria stanza; al massimo si aiutavano, scambiandosi il minor numero di parole.
    
    E in questo modo trascorsero due anni. Si avvicinava la maturità e Fausto, che pur avendo un’intelligenza vivace, aveva preferito utilizzarla in altro modo anziché sul libro di matematica, si ritrovò con alcune lacune in questa materia. Avrebbe dovuto mettersi sotto per recuperare e il modo migliore era farsi aiutare da Fulvio che, al contrario, eccelleva, come in tutte le materie del resto.
    
    Quel fine settimana erano a casa da soli: Anna e Mauro erano andati al mare per due giorni. Nel primo pomeriggio si misero al lavoro in camera di Fausto. Fulvio gli era accanto e lo stava seguendo negli esercizi. Parlava pacatamente, ma Fausto era talmente disinteressato e scarsamente collaborante che Fulvio stava perdendo la pazienza, cosa mai successa a memoria d’uomo. All’ennesimo tentativo andato a vuoto, Fulvio si alterò e, pur mantenendo il caratteristico tono calmo, alzò un po’ la voce e, facendo il gesto di dargli uno scappellotto sul capo, disse”Sei proprio una testa di rapa!”. ...
    ... Fausto si alzò di scatto e gli bloccò il braccio sollevato intimandogli”Dillo un’altra volta e io ti…ti…ti…” non riusciva a finire la frase, al che Fulvio, colto da un desiderio che forse aveva sempre nutrito, ma che aveva abilmente nascosto anche a se stesso, lo baciò su quelle labbra tremanti. Fu un bacio rapido, ma sconvolgente. Fulvio si tirò subito indietro e, portandosi la mano alle labbra, uscì di corsa da quella camera per dirigersi alla sua e chiudervisi dentro. Fausto, appena si fu ripreso dalla sorpresa, lo seguì e gli intimò di aprire la porta, in caso contrario l’avrebbe buttata giù a calci. Fulvio non si mosse finché non sentì il primo calcio. Allora spalancò la porta e si mise da parte, mentre Fausto si fermava a un metro da lui. Egli avanzò di un passo e Fulvio parlò guardandolo dritto negli occhi e con voce ferma e decisa”Puoi anche picchiarmi se vuoi, ma io non mi pento di quello che ho fatto!”. Un altro passo e Fausto lo stava stringendo fra le braccia baciandolo disperatamente. Sì , disperatamente. Perché in quel bacio c’erano otto anni di dolore, di sofferenza, di solitudine, di bisogno di amare e di essere amato. Se lo stringeva come se i loro corpi potessero compenetrarsi; erano talmente avvinghiati che un filo d’erba non avrebbe trovato spazio fra di loro. Fausto gli aveva messo le braccia dietro alla schiena e le mani si muovevano spasmodicamente sotto la maglietta cercando di tastare, toccare, accarezzare quanta più pelle poteva, graffiandolo e ...
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