1. La mia prima volta


    Data: 09/03/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti

    I miei stivali di gomma verde lasciavano delle profonde impronte nella neve fresca che era caduta durante la notte. Mi diressi più velocemente possibile verso le macerie tremolanti del palazzo di Via Barbaroux che i bombardamenti degli inglesi avevano abbattuto qualche notte prima. Faceva un freddo maledetto e grazie al cielo in giro non si vedeva anima viva, il mio fiato caldo lasciava delle scie di vapore dietro di me mentre camminavo velocemente, avvolta nel giaccone militare di mio padre. Ero uscita di casa di nascosto e speravo proprio di non incontrare nessuno e soprattutto di non essere riconosciuta da qualche vicino. Il crollo del vano scala aveva lasciato libero l’accesso alle cantine, la pesante porta di legno e il lucchetto erano stati divelti, probabilmente da qualche proprietario che aveva cercato di recuperare il recuperabile o peggio da qualche sciacallo che ne aveva approfittato per sgraffignare qualcosa. Mi guardai intorno e mi infilai velocemente di sotto, scesi una prima rampa di scale approfittando della poca luce mattutina che filtrava dall’alto poi mi fermai, non vedevo quasi più nulla. Da una tasca del pastrano di papà cavai un fondo di candela e una scatola di fiammiferi, le mie mani tremavano dal freddo e dovetti fare tre tentativi prima di riuscire ad accenderla. Proseguii quindi scendendo per una seconda rampa e mi trovai nel corridoio principale delle cantine del palazzo crollato, li sotto sembrava facesse un po’ meno freddo, gli spessi muri e le ...
    ... piccole volte di mattoni riuscivano a mantenere una temperatura quasi accettabile e il fiato non si vedeva più come quando ero per strada, il silenzio e il buio erano assoluti, mi diressi a destra e ancora a destra fino a trovarmi di fronte ad una pesante porta di legno con il numero 37 disegnato con vernice nera. La spinsi lentamente mentre la fioca luce della mia candela disegnava sulle pareti di mattoni ombre spettrali. Era lì, in piedi di fronte a me, anche lui avvolto in un pesante cappotto di lana verde infeltrita, in testa protetta da un berretto militare malconcio, le mani infagottate dentro guanti fatti a maglia. Anche così mi sembrava bellissimo. Se i miei mi avessero scoperto mi avrebbero sicuramente rinchiusa in casa per impedirmi di vederlo, era troppo vecchio per me, io appena più che diciottenne e lui che aveva passato i cinquanta da poco. La moglie era sfollata in campagna e lui era rimasto a Torino da solo. Abitava nel mio stesso palazzo, due piani sopra di noi, ero innamorata di lui da sempre da quando, ancora bambina lo vedevo scendere per le scale con la bella moglie e i due ragazzi già grandi, così eleganti, così belli... La notte, sola nel mio lettino facevo dei sogni romantici, lui mi veniva a prendere e mi portava a teatro o andavamo a fare un pic-nic in collina. A volte i sogni prendevano una piega più prosaica e mi bagnavo immaginando le sue belle mani che frugavano tra le mie mutandine alla ricerca della mia acerba femminilità. Poi era scoppiata la ...
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