A cena con roberta: l'aperitivo
Data: 12/03/2019,
Categorie:
Etero
Autore: tagod
È una bella serata d’estate, il sole è ancora alto ed io sono pronto a salire in macchina per andare a prendere Roberta. Finalmente siamo riusciti a incastrare i nostri impegni e questa sera si esce per una pizza!
È la prima volta che ci incontriamo, l’appuntamento è alle 20 passo a prenderla io e siamo d’accordo che mi aspetti sulla strada e che non faticherò a riconoscerla. Infatti la intravedo già da lontano e man mano che mi avvicino noto che indossa un bel vestitino, le scarpe col tacco… già mi sale la voglia!
La pizzeria è un po’ fuori, dobbiamo fare un bel pezzettino di strada in macchina e per superare il normale imbarazzo iniziale chiacchieriamo del più e del meno. Io, con un occhio al volante e uno a lei, intanto osservo che ha un vestitino bianco, con la gonna a pieghe molto anni ‘60 che lascia intravvedere una bella pelle morbida. I miei occhi continuano a vagare dalla strada alle sue gambe in una danza frenetica.
Mentre innesto la marcia involontariamente la mia mano la sfiora, sento un fremito dentro di me e istintivamente, completamente senza pensarci un attimo, sposto la mia mano dalla leva del cambio al suo ginocchio e piano piano accarezzo la delicatezza della sua pelle.
Lei non dice nulla, quasi fosse la cosa più normale del mondo che un quasi sconosciuto le accarezzi le gambe mentre guida.
Attorno a noi continua a scorrere il paesaggio mentre la mia mano percorre le linee sinuose della sua gamba, e, continuando a parlare del più e del ...
... meno, ne seguo la forma dal ginocchio sempre più su verso la coscia.
Lei, sempre come se fosse la cosa più naturale del mondo, cambia leggermente posizione lasciando salire un po' la gonna, a scoprire una coscia che taglia il fiato… il movimento è cosi subdolo e inaspettato che la cosa mi distrae e la macchina sbanda un po'.
"Attento!" mi dice; io la guardo e ridiamo perché sappiamo entrambi di chi era la colpa!
Senza volerlo ho preso una strada a caso e ci ritroviamo in mezzo al nulla, una lunga strada dritta e isolata che corre in mezzo ai campi. Lei evidentemente ha deciso che non ha più voglia di parlare perché dalla sbandata della macchina non emette fiato. Poi però stende un po' il sedile della macchina, si mette comoda e la mia mano automaticamente ritorna dalla leva del cambio alla sua pelle. Inizio a massaggiarle l’interno coscia, lo stringo, lo palpo… se potessi gli darei anche un morso! La gonnellina sale ancora a scoprire le mutandine, sono bianche come il vestito, semplici, sottili, cosi sottili che posso sentire le forme che ci sono sotto.
È calato un silenzio quasi irreale in macchina, io ho addirittura rallentato l'andatura cosi posso permettermi di distrarmi un po' di più!
Le accarezzo le mutandine, sento le labbra sotto di esse che si schiudono per accogliere le carezze, e sento un calore: il primo accenno di umido sul tessuto.
Il suo respiro inizia farsi un po' più forte, lo sento bene perchè l’unico rumore a dare un senso di realtà alla ...