1. Fantasy Italiano


    Data: 20/03/2019, Categorie: pulp, Autore: Hermann Morr, Fonte: EroticiRacconti

    Priscilla Vigo, dama dell'Imperivm e maga del collegio urbinate, sedeva sul divano del salotto privato, nella sua residenza nobiliare di Capo Spartivento, quella lingua di terra che divide in due rami il lago Lariano. La sala non aveva finestre, ma era illuminata da un alto braciere in ferro battuto, i cui bagliori si riflettevano, come onde del lago, sul lucido pavimento di marmo. Il divano era largo abbastanza perchè tre persone si potessero sedere, ben imbottito e in pelle nera, rifinita con screziature di color turchese. A destra il portone a due battenti, semicircolare, tutto bugnato, vibrava percosso da fuori, lasciando passare, per il momento, solo le grida. " .. Le vostre accuse: Congiura contro il Re ! Spionaggio ! Commercio e Dimestichezza con la Fata del bosco ! Pratica della stregoneria da parte di voi stessa ! Nel nome della Limniade Laria, che dalla vostra magia ci protegge: aprite, o dovremo abbattere noi la porta ! " Priscilla beveva del vino da una coppa di diaspro, era un ottimo Brachetto e non aveva intenzione di lasciarlo a quei fomentati che le avevano invaso la casa. Non era imponente, anzi minuta; con i capelli neri tagliati corti, quella camicia dall’ampio bavero aperto davanti al limite della scollatura e i pantaloni aderenti da equitazione, avrebbe potuto sembrare un efebo, non fosse stato per la finezza dei lineamenti. Gli occhi avevano quell'azzurro lattiginoso tipico della nobiltà imperiale, in cui il sangue avernale si mischiava con quello ...
    ... degli uomini mortali. Gli sbirri dell'inquisitore avevano portato delle asce ed iniziavano ad abbattere il portone. Lei si mise invece a fissare intenta la cima del braciere, orlata da un paralume rosso. In un minuto la porta fu schiantata, quelli entrarono feroci e allo stesso tempo impauriti, stringendo daghe a lama triangolare. Entrò poi l'inquisitore, un bell'uomo i cui capelli si indovinavano ricci sotto il cappello a tricorno. Portava con se un bastone di frassino dal pomello d'argento, che la Limniade in persona gli aveva donato perchè il male non lo potesse toccare. Ma non ce ne fu bisogno, perchè la stanza era vuota. La strega che doveva catturare, della cui presenza si era assicurato prima di farne circondare la casa, era scomparsa da una sala senza uscite. Priscilla sedeva sul divano del suo salotto privato, sempre lo stesso. La sola differenza in tutta la stanza era il paralume, verde invece che rosso. Si alzò e andò ad aprire il portone, chiuso a chiave dall'interno. Uscì su di un lungo balcone balaustrato, dal quale, attraverso gli archi a sesto acuto, poteva vedere dall'alto le case, le mura, e oltre le mura il colle Montagnolo e le altre colline più basse che cingono a meridione la città di Ancona. Respirò l'aria di casa, era da molto che mancava. In fondo alla balconata un bambinello con la divisa della servitù la fissava, non aveva mai visto aprirsi quella porta. Lei gli concesse un sorriso. " Jè ciuchì, vai dal maestro di palazzo. Digli che Donna Priscilla è ...
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