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Fantasy Italiano
Data: 20/03/2019, Categorie: pulp, Autore: Hermann Morr
... qui." Il Paolicchi stava prendendo un accidente rinchiuso in una cantina fredda della guarnigione imperiale a Balze, ultimo paese prima della sorgente del Tevere e del valico di confine col regno Eridano. Un posto così sperduto che non avevano neppure una prigione vera. Paolicchi Marcello, detto Il Fagiano, era il nome che usava nella lega di palla fiorentina, giù a casa sua in Tuscia. Lo chiamavano così per la sua capacità di spuntare dal nulla nel mezzo della mischia, prendere palla e saltare senza rincorsa, elevandosi sopra gli avversari e tirando in porta. I Bianchi di Firenze avevano vinto due trofei di seguito grazie a lui, le ragazzotte bene, figlie degli artigiani delle Corporazioni, se lo litigavano a unghiate, i Rossi avevano provato una volta a comprarlo e due a rompergli le gambe per strada. Campava bene insomma. Erano i sogni che lo avevano fregato, le aspirazioni, le fantasie ispirate dai romanzi cortesi. Voleva qualcosa di più, l’avventura vera, il pericolo, diventare un cavaliere errante o almeno un soldato di fortuna. Così, già che doveva allenarsi, aveva fatto anche esercizio con lo spadone, fino a conoscere tutte le guardie e le ruote. Quando gli era parso di esser pronto aveva comprato una bella arma ed era partito per Roma a vedere se potesse rimediare qualche impiego da mercenario, o nella gladiatura. Ma non aveva voluto partire a mani vuote, visto che intendeva passare per il Bosco, e da li scendere il Tevere in battello, aveva investito tutti i suoi ...
... risparmi in una partita di buon Chianti da vendere ai Fauni. Buono, era serio, non intendeva imbrogliare.. certo.. sapeva di averlo pagato la metà di quel che normalmente valeva.. ma pensava che il Buggiani gli avesse fatto un favore, e poi, via, chi poteva pensare che quelli fossero degli intenditori ? E invece, prima tutti sorridenti, lo avevano invitato in un loro prato fuori dalla strada riservata ai mortali, poi avevano assaggiato il vino e sentito il prezzo.. gaoh, senza dire una parola avevano preso dei bastoni e gli avevano dato un fracco di legnate. Lui a prendere le busse c’era abituato da tempo, ma quelli continuavano, a un certo punto aveva preso lui lo spadone e s’era messo a far le ruote per tenerli a distanza, non intendeva ammazzare della gente, non si poteva incolparlo se i più insistenti avevano finito per tagliarsi. Poi un sibilo e una botta terribile proprio sul coppino, le loro maledette fionde, era rimasto tramortito e quando si era svegliato era fuori dal bosco in mano ai legionari, che gli imputavano un sacco di reati di cui si riteneva innocente. Non aveva più nulla tranne i vestiti e una tosse insistente, seduto su quella poca paglia non ancora fradicia che era riuscito a raccogliere dal pavimento. Bella fine per un aspirante cavaliere. Sentì sferragliare la serratura della porta, pensava fosse il guardiano, entrarono invece il Legato in persona e una matrona avvolta in un peplon candido, aderente, del tutto fuori moda. Aveva due cofane di ricci neri ...