1. Ruben


    Data: 23/03/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: beast

    ... mani e mi comunicò disperato che suo padre aveva deciso di fuggire in Svizzera prima che le cose andassero veramente male. Sarebbero partiti da lì a tre giorni con un treno per Bellinzona. Ci guardammo negli occhi disperati, e stravolti dalla drammaticità della notizia, ci gettammo uno nelle braccia dell’altra baciandoci appassionatamente per la prima volta. “Non posso perderti” gli confessai, “non ora che ho scoperto di amarti, non potrei vivere lontano da te...” Decidemmo di vederci quella notte in segreto nelle mansarde per pianificare un piano di fuga insieme. Era passata da poco l’una quando uscii di casa e mi misi a salire per le scale del palazzo, arrivai al piano delle soffitte e mi incamminai per lo stretto corridoio fino alla mansarda della sua famiglia. Scostai la vecchia porta di legno, lui non c’era ancora, una falce di luna proiettava i suoi raggi argentati attraverso una piccola finestrella nel tetto. La stanza, pur essendo una soffitta era ordinata e pulita, tipico della famiglia di Ruben, vecchi mobili erano accatastati contro le pareti, un armadio di noce con l’anta a specchio, delle sedie con la paglia rovinata, bauli, un ridicolo cavalluccio a dondolo, c’erano una coppia di poltrone e anche un letto singolo, col suo materasso, coperti da bianche lenzuola li Lino grezzo, come si fa quando si lascia la casa di campagna per tornare in città. Mi chiesi se lo avremmo usato per baciarci, non osavo pensare ad altro, ma in segreto avrei voluto essere sua. La ...
    ... porta si aprì circolando e il suo magro volto comparve, lo sguardo guardingo e spiritato più che mai. Mi vide e la sua espressione si addolcì immediatamente. Ci abbracciammo disperati ma vogliosi, le bocche si trovarono subito e ci baciammo intensamente, erano i primi veri baci per entrambi, ma era come se ci fossimo baciati da sempre, le labbra si aprirono naturalmente , le lingue si toccarono e si esplorarono bramose. Le sue mani si spostavano sul mio corpo molto meno sicure di quando scorrevano sulla tastiera. Lo guardai negli occhi e mi sfilai la vestaglia lasciandola cadere per terra ai miei piedi, lui mi guardava rapito, cominciai a sbottonarmi la camicia da notte, Rubén mi prese le mani io, pensavo mi volesse fermare, invece voleva solo essere lui a farlo. Proseguì slacciando i piccoli bottoni di madreperla uno ad uno, lentamente, come per dare al gesto un significato profondo, come se se fosse un gesto rituale, gli occhi rimasero incollati ai miei mentre mi sfilò la camicia dalle spalle, facendola cadere sul pavimento sopra la vestaglia. Io gli restituii lo sguardo, così carico di aspettativa, i miei piccoli capezzoli erano già turgidi prima anche lui li sfiorasse, ma quando lo fece... un brivido pazzesco mi percosse tutta la schiena, la pelle d’oca mi fece vibrare le braccia, facendomi rizzare tutti i peli. Si staccò da me per sbottonarsi a sua volta la giacca del pigiama di cotone a righe, la linea dei pantaloni era deformata da quella che potevo intuire fosse la sua ...