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Ruben
Data: 23/03/2019, Categorie: Prime Esperienze Autore: beast
... famiglia. Mio padre e mia madre stavano protestando vivacemente ma due soldati li tenevano a distanza imbracciando dei moschetti in modo minaccioso. Superai il cordone di curiosi e mi buttai ad abbracciare Ruben proprio mentre lo stavano facendo salire a forza sulla camionetta. Cercai di strapparlo alle camice nere che lo stavano caricando ma uno di questi mi spinse via in malo modo facendomi cadere all’indietro sul marciapiede. Mio padre mi raggiunse e dopo avermi fatto rialzare mi bloccò tra le braccia impedendomi di avvicinarmi ancora, Ruben venne fatto salire e raggiunse i suoi genitori e le sorelle sul pianale del mezzo militare che partì fendendo la folla attonita e ammutolita. Un suo sguardo disperato fu l’ultima immagine di lui e me la sarei portata per sempre nel cuore. Non seppi mai più nulla di Ruben e della sua famiglia, il grande appartamento rimase vuoto per quasi due anni finché il podestà di Torino lo assegnò a due famiglie le cui abitazioni erano state distrutte dai bombardamenti alleati. Dopo la guerra mi sposai, ebbi due figli e ben cinque nipoti, ma non dimenticai mai quel mio primo amore. Poi due anni fa, a settanta anni esatti da quella maledetta mattina di maggio, tornando a casa accompagnata dalla mia badante rumena vidi un piccolo gruppo di persone ferme davanti al nostro portone e degli uomini chini sul marciapiede intenti a fare qualcosa. Mi avvicinai e mi venne spiegato che un artista andava in giro per il mondo e inseriva nel selciato davanti alle case degli ebrei morti durante l’olocausto dei cubetti di ottone con il loro nome e le date di nascita e di morte. Caddi sulle mie povere ginocchia, il peso di quei settanta anni mi crollò addosso con tutto il suo dramma, accarezzai quel freddo cubetto passando i miei polpastrelli sul suo nome inciso nell’ottone, Ruben Rossetti, Torino 1921 - Dachau 1944.