Vampa d'Agosto
Data: 12/10/2017,
Categorie:
Etero
Autore: scopertaeros69, Fonte: EroticiRacconti
Il titolo del racconto è chiaramente una citazione di uno dei miei scrittori preferiti, sebbene io scriva di un genere piuttosto diverso, di quel libro mi sono rimaste impresse le descrizioni della passionalità, che ho ritrovato nel filo dei miei pensieri mentre scrivevo quel che vi apprestate a leggere. Il cielo si è annerito in un attimo, malgrado siano solo le quattro di questo afoso pomeriggio estivo, la luce par essere quella del tramonto, mia madre direbbe “luce da purgatorio”. L’aria odora di salsedine e di...maestrale In effetti come un anima in pena, continuo a sentirmi dilaniato dall’inquietudine e mi domando se sia normale, che debba essere come un ragazzino infoiato, preso da te. Sei uscita fuori sul terrazzino di questa casa presa in affitto per le nostre vacanze, a vedere se i costumi da bagno sono asciutti, si è alzato un gran vento, quello che precede la tempesta, tra poco si apriranno le cateratte del cielo e tutto verrà investito dal solito piovasco tropicale, così alieno a questa latitudine ed ormai cosi familiare in questa estate. È da stamane al nostro risveglio, che non ti prendo, che non mi avvento sulla tua carne, una necessità che è andata ben oltre il fisico, il mentale, malgrado non siamo più due ragazzi...no proprio non lo siamo. Frugo nella memoria cercando inutilmente un momento, una situazione in cui mi sia negato a te o viceversa, ma non lo trovo, lo faccio, mentre attraverso la porta finestra e guardo quell’aria rabbiosa scombinarti i capelli, ...
... disegnare sulla stoffa leggera del tuo pareo, disegnare il tuo corpo aderendovi come un altra pelle, i piedi nudi sul cemento caldo del terrazzino dai muri imbiancati a calce. Ti guardo, no...”ti vedo” desiderandoti al punto che se provassi a resistere starei male… Stai saggiando con le dita lo stato di umidità degli scampoli di stoffa appesi che si agitano nel vento danzando di vita propria, all’improvviso un rumore, un singolo ticchettio contro il vetro della porta finestra, cerco con lo sguardo sino ad individuare una grossa goccia che si è infranta in basso a destra, mentre digrada in un minuscolo rigagnolo, verso il basso. Poi altri ticchettii ed altre gocce contro il vetro, e il pavimento caldo di cemento arroventato dal sole del terrazzo comincia a popolarsi di pois grigi, sempre meno microscopici, le fioriere di gerani sul tetto sono scosse non più soltanto dalle folate d’aria. Un lampo di luce, seguito a breve da un tuono pesante, sordo e cupo che quasi fa tremare i vetri della stanza… Mi alzo. Vado verso la porta in tempo per esservi dinanzi quando ci sei tu dal lato opposto, ti sbarro la strada, tieni la testa bassa, per proteggerti dalle gocce d’acqua che stanno rinforzando d’intensità. Alzi lo sguardo in una reazione istintiva per cercare il mio viso, per chiedermi perché non mi faccio da parte, cazzo piove devi entrare! Ed è in quel momento che la vedi, la mia lucida follia, la mia irragionevolezza, egoista, prepotente, sorda ad ogni ragione; come un drogato in ...