Vampa d'Agosto
Data: 12/10/2017,
Categorie:
Etero
Autore: scopertaeros69, Fonte: EroticiRacconti
... crisi d’astinenza necessito la mia dose di te, il come , il dove, il quando non è che non sono importanti, semplicemente sono una flebile voce in questa buriana del mio corpo che urla assordante il mio bisogno di averti. “Mio Dio!” mormori a fior di labbra, lego il labiale perché non posso sentire la tua voce, l’ennesimo tuono sovrasta tutto, anche il battere della pioggia e del vento che agita i lecci e gli eucalitpti li intorno, mi “hai visto” ed hai capito. Ti spingo fuori sotto la pioggia, l’acqua ci investe, veloce e pungente come minuscoli aghi, il contrasto tra il caldo umido e afoso e questi aghi rabbiosi e freddi che bersagliano la pelle attraverso la poca stoffa che ci copre e che ci si incolla indosso. Ti abbraccio, ti stringo mentre le bocche si uniscono mentre in qualche modo piego le ginocchia per portati a terra li con me. L’acqua si frange sul cemento fradicio sollevando volute di vapore, lascio che tu ti adagi e poi cerco di svestirti, il pareo si apre con relativa facilità, mentre i vestiti residui che abbiamo indosso in questo nostro abbraccio insensato, ci rendono simili ad una sorta di opera di Gustav Klimt. Ancora una volta riesci a sorprendermi, il rumore della stoffa bagnata che si lacera della mia t-shirt precede la presa di coscienza della mia mente, che si rende conto che tu la stai facendo a pezzi. Una attimo di interdizione da parte mia poi ti imito facendo lo stesso su di te, come se gli ultimi brandelli indosso fossero roventi vengono scacciati ...
... lontano sul cemento bagnato, restituendoci nudi alla pioggia ormai sferzante. Sopra di te, ti proteggo dalla pioggia battente che mi martella la schiena e nel contempo ti tengo schiacciata sotto il mio peso, come se avessi paura che tu possa ripensarci e scappare. Siamo fradici di acqua e nel contempo circondati da volute di vapore tiepido, che arrivano dal cemento caldo del pavimento. Ora sono io che incontro il tuo sguardo spiritato tra le gocce che rigano i nostri visi e stillano dai capelli, mentre ti afferri alla mia nuca… “Scopami Bastardo! Scopami!”, mi urli, e all’ordine/supplica/preghiera, segue uno schiaffo, “Scopami hai capito! Scopami!”. Ero duro di desiderio, già sulla porta, già prima di trascinarti sotto questo monsone tropicale, non me lo faccio ripetere entrando quasi simultaneamente al tuo spalancare le cosce. Entro senza grazia, senza dolcezza, entro perché morirei lì ora se non lo facessi, non chiudi mai gli occhi mi guardi mi scruti, ti concedi interruzione a questo contatto solo quando una fitta di piacere ti fa strizzare le palpebre, ma poi torni a guardarmi ...”A vedermi” restituendomi la stessa follia. Spingo dentro di te, con le tue unghie che si piantano nella schiena, disegnando due mezze lune tra quegli aghi freddi della pioggia, l’acqua mi fluisce addosso scivolando giù nel solco del culo, per correre al suolo bagnando il mio scroto e la tua fica. Ti stringi nuovamente a me, il calore dei tuoi seni fradici contro il mio petto, la consapevolezza ...