L'arma più crudele è l'amore
Data: 14/10/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Bsx_930, Fonte: Annunci69
... poggiarsi sul buco e cominciare ad entrare sotto la sua spinta.
Cercavo di liberarmi, gli davo calci, cercavo di dargli pugni, ma nulla, era più grosso di me.
Sentì la prima botta che bruciò. Ero largo si, ma con la forza fa sempre male.
Urlai, forte, e lui mi tappò la bocca.
Oramai la mia eccitazione era svanita.
Cominciò a fottermi come una qualsiasi troia di strada, colpi sempre più forte e decisi, e nel mentre mi guardava sempre negli occhi.
Continuò per pochi minuti, poi tolse il cazzo da dentro di me.
Si guardò il cazzo e rise.
“Hai anche il mestruo come una puttana ora?”. Disse portandomi il cazzo sul viso.
La cappella era coperta di piccole macchie rosse. Con la mano controllai subito e sentì bagnato, più del solito, mi guardai le dita e vidi il rosso.
Lui se la rideva accanto a me continuando a segarsi.
Uno schizzo caldo mi colpì la guancia segnata dalle lacrime. Poi un'alta, e così ancora. Non avevo la forza di muovermi, ero paralizzato. Era stato violento prima si, ma mai così. Era la prima volta che rideva vedendomi soffrire.
Appena finì la sborrata si buttò sul tappeto accanto a me ansimante.
Io ero ancora a fissarmi la mano insanguinata, con le lacrime che mi scendevano dagli occhi e si mischiavano alla sua sborra.
“Piaciuto amore?”.
Amore, la prima volta che mi aveva chiamato così eravamo appena entrati in quell'appartamento, un anno dopo il nostro primo incontro.
Prima non era così, era diverso. La polvere lo ...
... aveva reso la bestia che era, la sensazione di brio. Ed io mi facevo di lui, ne ero dipendente, non potevo farne a meno. Provavo ad oppormi ma ci ricadevo sempre.
“Ora facciamo sborrare questo bel cazzone”. Disse riprendendo a succhiarmelo.
La mia mente non voleva che si riprendesse, e così su per i primi due minuti, ma poi l'ormone prese il controllo.
Sborrai dopo molto tempo, e lui continuò a succhiarmelo, senza mai staccarsi.
Appena sentì la prima ondata di sborra si staccò e diresse il flusso sul mio corpo.
Si alzò e riprese a ridere fissandomi.
“Lavati che sembri una puttana di strada”.
Andò via e sentì la porta di camera chiudersi.
Mi alzai dopo venti minuti dal luogo dove la persona che amavo mi aveva appena stuprato.
Tolsi la fodera al cuscino dove era caduto il mio sangue e lo portai in bagno.
Cominciai ad insaponarlo e lavarlo fino a che non vidi che la macchia era sparita.
I miei occhi erano ancora gonfi di lacrime e la gola bruciava ancora.
Mi vergognavo del fatto che era riuscito a farmi eccitare e venire dopo quello che mi aveva fatto.
Guardai lo specchio del bagno e scoppiai a piangere davanti alla mia stessa figura.
Avevo i segni delle sue mani, un tempo amorevoli, intorno al mio collo. La sua sborra secca sulla mia guancia e sulla gamba una striscia di sangue dove lui mi aveva ucciso.
Mi infilai in vasca e aprì l'acqua calda, mettendomi in posizione fetale e piangendo.
Volevo affogarmi la dentro, lo ammetto. Era ...