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La Camionista
Data: 18/04/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: strapps
Era tutta la mattina che stavo sulla strada, senza che nessuno mi avesse tirato su. Ogni tanto sventolavo il mio pollice, ma senza risultati. Così mi ero fatto quasi mezza di quella statale. Stavo perdendo le speranze quando un grosso tir grigio e azzurro si fermò ai bordi della strada. Lo raggiunsi correndo nel caldo dell�asfalto. Dopo qualche secondo una fessura dal finestrino si aprì e una musica techo invase l��aria. Quando la musica si abbassò lentamente una voce da dentro disse: �Dove stai andando?��Oh, da qualsiasi parte per me va bene.� Risposi.�Salta su allora�. Salii sopra e mi sedetti su una poltroncina di pelle morbidissima. �Grazie� dissi. Dentro c�era una piacevole,fresca temperatura. L�abitacolo del camion era addolcito da un buon profumo che non riuscivo a decifrare. Tutto aveva un aspetto pulito e ordinato. Un teschio da pirata di peluche dondolava sotto lo specchietto retrovisore. Un frigobar lasciava intravedere delle birre e della coca light. �Vuoi bere?� mi chiesi. Fu allora che guardai. L�autista era una donna che mi osservava divertita. Indossava una camicia a scacchi con le maniche arrotolate e dei jeans sdruciti come si addiceva ad un vero camionista con tanto di bandana al polso,ma sotto la camicia un seno generoso e in evidenza spuntava con una bellezza materna. Era una donna. Il volto era piuttosto duro e mediocre ma delle labbra carnose dipinte di rosso e degli occhi truccati di azzurro riuscivano comunque a darle un tocco di femminilità. �grazie ...
... � risposi alla fine � vorrei una birra� �Serviti!� mi disse e riprendemmo la strada. Bevvi un sorso e dissi: �Ottima, ci voleva. Grazie mille sei molto gentile. Io sono A. e tu come ti chiami?�Rise e dopo un attimo rispose: �Rita.� Quindi aggiunse: �Aprimene una anche a me e raccontami qualcosa di te. Ho voglia di sentire parlare qualcuno che non sia la radio. Sono due giorni che guido e devo essere a M. per domani pomeriggio.�Presi a raccontarle qualcosa di me. Quando mi fermavo, lei faceva qualche domanda e mi esortava a continuare. Bevemmo altre 2 birre. Io parlavo e lei annuiva o rideva ai mie racconti. Dato che non avevo avuto una vita tanto interessante che non potesse stare in una conversazione di più di dieci minuti, presi a inventarmi storie. Anche le più assurde. Rita mostrava di apprezzare e io ci detti sotto, sparando stupidate a non finire. Dopo un paio d�ore di viaggio, Rita si fermò in un autogrill e mi disse che andava a mangiarsi qualcosa perché le era venuta fame.�Penso che ti aspetterò qui fuori dal camion. Non ho molta voglia di mangiare.� In realtà avevo pochi soldi in tasca e volevo conservarmeli per quando saremo arrivati da qualche parte. Lei sorrise e poi mi fece: �Dai, scommetto che un panino ti va. Offro io, non preoccuparti, si vede che sei un morto di fame�. Provai una punta di vergogna nell�udire quelle parole. Ma erano la verità.�No, grazie, non voglio approfittare.��Dai, un panino non fa di te un approfittatore.�Accettai e la segui dentro. Pagò ...