1. Veronika, ovvero la lussuria


    Data: 08/05/2019, Categorie: Etero Autore: Vercingetorige87

    Conobbi Veronica una sera come tante. Me la presentò Francesca, una mia cara amica, una di quelle rare donne con le quali fai di tutto tranne scopare, ma che aveva in compenso la dote di essere un ottima procacciatrice di dame e puttane.
    
    Quella sera andavo vagando in cerca di un po’ d’amore tra gl’inferi dei bar, e tra un bicchiere di sambuca e l’altro capitai da T. Legai la bicicletta al solito palo e mi appropinquai all’ingresso.
    
    “Ciao Hank, vecchio sventrapapere” mi apostrofò il titolare, un vecchio amico di nottate fumose ed alcooliche.
    
    “Ciao, bestia” risposi appoggiandomi al bancone.
    
    “Poca voglia di parlare eh?”
    
    “Nessuna. Fammi il solito”
    
    Mi servì da bere e mi guardai intorno. Francesca mi aveva già individuato e si stava avvicinando. Mi salutò col solito calore che mi provocò la solita stanca erezione. “Prima o poi…” pensai.
    
    Scambiammo due chiacchiere stuzzicandoci a vicenda, come eravamo soliti fare, ed ero già pronto alla solita inutile tirata d’orecchi per il mio stile di vita così poco normale, o immaturo, come diceva lei, quando la Fortuna mi venne in soccorso. La porta del bagno, lì vicino, si aprì, e ne uscì un meraviglioso esemplare di donna. Ricordo che restai come incantato, lo sguardo inebetito e fisso, la mente che già l’aveva spogliata e si preparava a farle provare tutti i piaceri della vita in una sola notte. Francesca mi conosceva troppo bene per non accorgersene e, ignara del girone dantesco nel quale stava per precipitarmi, fece la ...
    ... cosa più bella che avesse mai fatto nel corso della sua vita.
    
    “Ehi Veronica! Siamo qua” le urlò, facendo un cenno vistoso con la mano.
    
    Quello splendido essere la vide e si diresse verso di noi. Trasudava sesso, si muoveva silenziosa e felina, senza sprecare un solo gesto, lasciando dietro di sé una scia di quella sostanza invisibile che solo certe donne lasciano.
    
    La mia espressione continuava ad essere da totale imbecille, e ormai avevo solo pochi secondi per ritrovare una dignità.
    
    Francesca ci presentò, e dentro di me la ringraziai e lei se ne accorse, ed ebbe l’accortezza di lasciarci soli con una delle scuse più stupide che avessi mai sentito. La conversazione che seguì fu probabilmente una delle più ridicole che abbia mai intrattenuto con una donna, ma evidentemente funzionò meglio il linguaggio del corpo. Me la stavo mangiando con tutto me stesso ma il placido aplomb che la sambuca dona ai suoi disgraziati adepti mi sostenne, e credo di esser sembrato uno di quegli spocchiosi intellettuali con qualcosa di interessante da nascondere.
    
    Lei invece era bellissima. I capelli lisci e corvini e lunghi continuavano ad ondeggiare sfiorando la pelle scura e liscia di quel suo collo aggraziato, mentre i suoi occhi neri mi passavano da parte a parte e le esili dita sfioravano il bicchiere.
    
    Avrei voluto essere il bicchiere in quel momento, ed a un certo punto glielo dissi. Scoppiò a ridere, ormai avevo scoperto le carte, e lei decise di fare lo stesso. Quando quella ...
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