1. Il mio primo colloquio


    Data: 30/05/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Lizbeth Gea

    Mamma mia come sono agitata! Quello che mi appresto a fare è il mio primo serio colloquio di lavoro dopo la laurea in matematica. L’unica distrazione presente è il seno della segretaria messo in evidenza da un bel reggiseno a balconcino. Ebbene si, non disdegno le belle donne! Per l’occasione ho deciso di sfoggiare il mio Look portafortuna: camicetta di raso nera con i bottoni bianchi leggermente sbottonata, il che non guasta, gonna di cuoio nera con laccetti laterali, forse troppo sexy per un colloquio, scarpe decolté nere con lacci grepel e, come tocco finale, coda di cavallo e occhiali da vista finti. “Signorina Lizbeth ora può entrare”, finalmente è arrivato il mio turno. Certo tesoro che sei fortunata se non rischiassi di compromettere tutto, ti salterei addosso con quel sorriso malizioso che ti ritrovi, penso tra me e me. Se poteste vederla sono sicura che sareste d’accordo con me. Che ansia, che ansia. Cavolo ma lui conosco! Signor Alberto! E’ con lei che devo parlare? A questo punto è necessario che vi spighi che il signor Alberto è amico di mio padre. Sapete come si dice, lui mi ha vista crescere. Vi devo anche confessare che sono sempre stata affascinata da lui, anzi, arrossendo un po’, vi posso dire che ho sempre fantasticato su di lui fin da quando ero un adolescente. “Ma cara Lizzy è un piacere vederti! Pensa che stupido, leggendo la lista non ho notato che saresti dovuta venire oggi”. Impressivamente mi sento meno ansiosa e, si lo confesso, molto più arrapata. ...
    ... Fate finta che non abbia detto nulla! “Accomodati pure, come sta tuo padre?”, mi chiede, “Bene, bene adesso vive con la nuova compagna, a Napoli”, “Accidenti, non lo sapevo, non lo vedo ormai da anni, hai presente, da quella favolosa serata” All’improvviso divento rossa, perché quella famosa sera mio padre mi beccò a baciare il Signor Alberto mentre sulla terrazza di casa! Allora avevo solamente 17 anni. L’ovvia conseguenza fu una lite furiosa con lui che sparì dalla nostra frequentazioni. “Rimpiango di non aver mai chiesto scusa a te e alla tua famiglia per quello che successe quella famosa sera”, “Ma si figuri pure io lo volevo” “Non dire assurdità, eri minorenne e io non avrei mai dovuto” “beh ora non lo sono più”, oddio, che cazzo ho detto adesso! “Dai piccolina torniamo a noi” o cazzo mi chiama ancora piccolina, maledetto “vedo che finalmente ti sei laureata” “cosa vorresti dire Fuffino” mio padre lo chiamava così quando lo voleva offendere, “ah vedo che te lo ricordi, volevo dire che ci hai messo 8 anni per laurearti, te la sei presa comoda” “Ma come guardi io durante gli anni di università ho sempre lavorato” “Ok lo leggo del curriculum, passiamo alle cose serie, perché vorresti lavorare qui, e cosa daresti tu all’azienda?” “Bhe lo sa bene, io amo la statistica e darei tutta me stessa per un lavoro che amo” è una mia impressione o mi ha guardato le gambe? “Certo mi ricordo che non uscivi con gli amici per fare le espressioni, sei sempre stata un po’ matta” ora perché mi ...
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