Stupida
Data: 31/05/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Edipo
... di me. Un'occhiata alle signore più vicine, a costumi ripieni di cuscinetti che fuoriuscivano da tutte le pieghe oppure a corpi trascurati e avvizziti, mi riempì di orgoglio. Ero vanitosa, lo so, vogliosa di ammirazione e forse di avventure. Gli sguardi maschili li percepivo a pelle, intuivo subito la voglia di attaccare bottone con me. Molti, anche fra gli ospiti dell'albergo, erano con mogli al seguito, quindi dovevano aspettare di rimanere soli per farsi arditi. Era un gioco vecchio di secoli, schermaglie verbali fatte di frasi fatte, dialoghi che sembravano usciti da manuali di conversazione per imparare le lingue straniere. "Oggi il risotto al radicchio era ottimo." "Oggi fa caldo ma meno di ieri." "Ho un cugino a Roma che abita da quelle parti..." "Vede, signora, il mio lavoro è difficile da spiegare..." "I suoi figli sono bellissimi, complimenti." "Io non sono razzista, però..." "Premesso che ho amici omosessuali..." "Bisogna prendere la vita come viene." "Ho visto delle nuvole ma non dovrebbe piovere." "Lei sembra la sorella di suo figlio, non la madre, mi creda..." Tutte queste chiacchiere nascondevano i pensieri dei miei interlocutori che indovinavo facilmente. "Se ci provo, questa bonazza me la da o no?" "Con i figli tra i piedi, soprattutto la piccola, è difficile concludere qualcosa." "Si vede chiaro che le piace scopare." "Se non ci fosse quel cesso di mia moglie..." Mi divertivo a immaginare cosa pensavano davvero: a quale donna non piace essere desiderata? ...
... Eppure pensavo di meritare qualcosa di più dell'ammirazione di cinquantenni imbolsiti e calvi o di stagionati play boy di provincia che esibivano i loro muscoli frutto non so se di sudore in palestra o di anabolizzanti. Fra i nostri compagni di albergo alcuni erano anche vicini di ombrellone. C'era una famiglia del nord con padre, madre e figlia, una bella ragazza di nome Morena che, me ne accorsi subito, mangiava con gli occhi il mio Sergio. C'era anche un ragazzo da solo, si chiamava Roberto, come seppi dopo, un tipo silenzioso e quieto, con una massa di capelli ricci e due bellissimi occhi verdi. Fin dalla prima sera che ci ritrovammo vicini di tavolo intercettai i suoi sguardi verso di noi, a un tratto i nostri occhi si incontrarono, lui arrossì e si voltò da un'altra parte. Uno dei piaceri più sottili era camminare in costume sul lungomare, percepire le avide voglie maschili e le sotterranee invidie femminili. Quando attraversavo la strada per recarmi in un bar di fronte, coperta solo dal bikini e da un paio di occhiali da sole, e lo facevo almeno due volte al giorno, mi sembrò in qualche occasione di sentire il clic di un cellulare che fotografava o filmava il mio corpo. Mi sarei ritrovata sul web? Una volta un giovane ciclista mi sfiorò con le ruote e mi sibilò un "bona" che mi riportò indietro nel tempo. Stupida, sì molto stupida. Un giorno che prendevamo un gelato, mi ritrovai Roberto al fianco. "Buongiorno", disse incerto. Ci eravamo già salutati qualche ora prima a ...