Deja-vu. 3di3. Finisce. Si inizia.
Data: 27/06/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Ylgr
Trovare quella lettera tra la posta in ingresso l'aveva lasciato piacevolmente sorpreso. Nessuno inviava più lettere, se non le compagnie che gestivano le varie utenze. La sorpresa, una volta seduto alla sua scrivania, aveva lasciato posto all'incredulità prima, ad un senso di spaesamento poi. Soltanto quando la mano, tremando, gli aveva iniziato a render difficoltosa la lettura, si era reso conto che non si trattava più di spaesamento, ma di paura. Maledicendo l'aver finito l'ultimo rimasuglio di cocaina in auto, poco prima d'essere entrato in redazione, si sorprese, espirando rumorosamente. Aveva trattenuto il fiato, senza neppure rendersene conto, per tutta la durata della lettura. Certo, poteva essere un mitomane. L'ennesimo mitomane. Quelli, negli ultimi mesi, non erano mancati. Decine di e-mails. Centinaia di messaggi e persino qualche video. Ma si erano rivelati essere tutti, fin da una prima occhiata, dei falsi. Copycat, li avrebbero chiamati in quelle trasmissioni americane. Dei cazzo di falliti, ecco cosa erano, per lui. Ma quella lettera, quella grafia ordinata e precisa, ancor più del messaggio vero e proprio, urlava "sono io quello vero" fin dalla prima riga. Aveva aspettato questo momento per anni, un decennio abbondante ed ora, alla soglia dei quaranta, si trovava con in mano un pezzo di storia. E non riusciva a muoversi. Si immaginò come le lepri che, per il terrore, rimangono paralizzate alla vista dei fari dell'auto in arrivo. Fu con uno sforzo non ...
... indifferente che riuscì a rimettersi in piedi e, fatto quel passo, si ritrovò a correre per la redazione deserta, diretto all'ufficio del caporedattore. Lo trovò al telefono, la cornetta incastrata tra capo e spalla. -Si. Esatto. La perdita finisce dal prepolimerizzatore, dritta in fogna. No che non ti dico chi è stato a riferircelo. Si, prima di pubblicare aspetto di sentire che avete da dire. Sorrise, nell'osservare quell'ometto con più pelo sullo stomaco che capelli, trattare a modo suo con i responsabili dello stabilimento chimico. Smise di sorrider bruscamente all'occhiata dell'uomo e al gesto della mano che gli rivolse. Sentì i capelli che s'andavano striando di bianco in più punti appiccicarsi alla fronte per il sudore. Ancora una volta si maledì. Alla faccia di tutte le promesse fatte a se stesso e agli altri, il bisogno di farsi un'altra striscia stava passando dall'esser una scimmietta sulla spalla, al far impallidire king kong sull'empire state building. Fu quasi un sollievo, per lui, vedere l'espressione di stupore sul volto del caporedattore quando gli posò la lettera davanti. Per poco non si mise a saltellare quando gli vide aprire la bocca più volte, quasi stesse boccheggiando come un pesce. Mal comune, mezzo gaudio. -ti richiamo io. Si. Ciao. Alle parole di commiato seguì una bestemmia. L'ometto si guardò bene dal toccare il foglio, ma lesse più e più volte il messaggio. Quando fu sicuro di aver letto bene, osservò il redattore a lungo. -Cazzo vuol dire? A quella ...