Desiderio 1 - cinzia
Data: 03/07/2019,
Categorie:
Scambio di Coppia
Autore: Aleppe, Fonte: Annunci69
... a cavalcarmi quasi volesse domare uno stallone selvaggio. Afferrate ben bene le chiappe, mi sollevai per poterle leccare i capezzoli turgidi, aumentando a dismisura il di lei piacere. La rovesciai quindi sulla schiena e, a cosce spalancate, la chiavavo come un forsennato, senza interromperle il trattamento di lingua alle sue belle tette. Non passò molto che lei venne, ma la sua iniziativa aveva scatenato il mio desiderio e, soprattutto, non volevo perdere l’occasione di disporne in una veste così assatanata, pertanto la misi alla pecorina e cominciai a chiavarla dandole sonore pacche sul culo. Vedendo che quest’iniziativa era foriera di ulteriore piacere, passai al mio desiderio solitamente non corrisposto, e le schiaffai senza tanti preamboli il cazzo nel buco del culo. Le afferrai le tette con le mani e, completamente avvinghiato a lei, la inculai senza nessuna pietà, mettendole anche due dita in bocca dicendo: “succhia troia, fai finta che questo sia il mio cazzo.” Purtroppo ciò non durò a lungo, e non poteva durare considerato il livello di eccitazione, e dopo poco venni anch’io. Mi lasciai allora cadere sul letto e, con un ultimo sguardo diretto verso il suo buco del culo dal quale colava la mia sborra copiosa, mi lasciai andare ad un sogno profondo.
Addormentati con la luce, ci risvegliammo col buio completo. Era già ora di cena, ma Cinzia non volle rinunciare a presentarsi in maniera consona allo scopo, di conseguenza impiegò tutto il tempo necessario per mettersi ...
... in tiro e indossare un abito attillato che esaltasse le sue forme. Scendemmo quindi nella sala sottostante dove tutto era già apparecchiato. Gianna ci presentò Carlo, suo marito, che, al contrario di lei, era un tipo assolutamente nell’ordinario. Il classico “funzionario”, né alto né basso, né grasso né magro, dal fisico non prestante ma neppure cadente, ecc. Dalla sala, attraverso una finestra ricavata nella parete, si vedeva l’ampia cucina, dove la servitù armeggiava per preparare la cena. “Quella è la cucina”, indicò Gianna, “terreno di esclusiva proprietà della servitù. Al di fuori della cucina, la servitù è obbligata a corrispondere qualsiasi tuo desiderio, e sottolineo qualsiasi, ma se ti avventuri in cucina senza avere il loro permesso, è concesso loro di farti qualsiasi cosa …” proseguì terminando la frase con un sorriso ammiccante. “… e vale anche per i maschi!”, aggiunse poi rivolgendosi verso di me con aria severa.
Al tavolo, lungo, di forma rettangolare, Carlo ed io eravamo seduti alle estremità, mentre le rispettive mogli, entrambe bellissime per l’occasione, al centro del lato lungo. La cena fu ottima, Carlo e Gianna furono degli ospiti squisiti con i quali si poteva conversare di qualsiasi cosa senza cadere nel banale.
Terminata la cena, scesi due scalini, ci spostammo nella zona dell’ampia sala in cui, attorno ad un tavolinetto, stavano collocati su un tappeto un ampio divano appoggiato alla parete e due poltrone. Di lato, tra una poltrona e il divano, un ...