1. Indole innaturale


    Data: 22/10/2017, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... specifiche per poter svolgere la spaccata per divaricare bene le gambe, loro si muovono da sole, autonome e libere, quando sanno che possono accogliere lingua, mani e cazzo. Io non ho il senso innato del ritmo, malgrado ciò so disciplinarmi e regolarmi bene quando avverto precisamente i gemiti dei miei amanti e il fragore del loro ventre quando si schiaccia contro il mio, non da meno i piagnucolii appassionati e vivaci dell’acme del piacere quando sopraggiunge per entrambi. Io sono diventata gradualmente un’esperta intenditrice e una valente allieva, ascolto le richieste e mi lascio guidare fino al visibilio, concludendo la danza dei corpi con il rullo di tamburi che mi batte nel petto, dal momento che non possedendo le scarpette rosse mi sento appagata e felice, molto più che esaudita. Anche in questo momento, con il sudore e le lacrime che scorrono libere sul mio volto, mi sento soddisfatta, i braccialetti di metallo m’impediscono di ripulirmi la cute al meglio, in tal modo le lascio scorrere insieme al mascara sciolto che mi disegna righe nere sulle guance. Lui manifestava e ribadiva che le mie lacrime abbozzavano arcobaleni nel suo cuore, perché quest’iride è nera, perché stavolta al suo cuore non arriverà mai. Io l’ho accolto amandolo svisceratamente fin dal primo istante, con quell’aria schiva e sfuggente, i suoi grandi occhi scuri e penetranti hanno fatto subito breccia nel mio cuore, giacché sono capitolata del tutto, quando ho scoperto che i suoi silenzi nascondevano ...
    ... un’anima tangibilmente intelligente, casta e inibita, ma tanto apprezzabile, sensibile e sostanziosa. Io adoravo enormemente leggere le sue poesie, sempre accompagnate da musica dolcissima o allegra e mi sembrava di poter danzare per davvero, impalpabile come una nuvola, proprio io il faceto e ridicolo anatroccolo d’altri tempi. Parecchie volte lo ripetevo verso me stessa, sì, lui ha scelto me, anche solamente per una notte volteggiando per la stanza abbracciata a un guanciale, facendo piroette come una trottola, per la gioia d’udire in definitiva un suo semplice quanto franco e genuino buongiorno. Che astruso e bislacco concetto, se ci ripenso mi gira la testa anche adesso che sono ferma, statica su quest’incomoda cassapanca, in attesa che mi dicano che cosa devo fare. Perché nessuno ti spiega mai che cosa devi svolgere esattamente? Quando hai un problema, quando ti capita qualcosa, che non ti era mai successo, e hai bisogno d’essere guidata, quando t’accade qualcosa che ti è piombato mille volte e non vuoi ripetere di nuovo lo stesso errore. Quando a rilento le sue telefonate si diradano e cominci a svegliarti senza il suo buongiorno, ad andare a letto senza la sua buonanotte, tu sai e comprendi che si sta allontanando, ma nessuno sa dirti né spiegarti se devi parlargli chiaramente, con il rischio di perderlo, o di lasciar correre la faccenda, mutismo contro segretezza, sperando che sia unicamente un istante, una spiccia interruzione del tuo ballo. Subito dopo l’esibizione ...