Indole innaturale
Data: 22/10/2017,
Categorie:
Etero
Sensazioni
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... è finita, e come doveva essere io sono uscita di scena, in quanto si è repentinamente avvicendata un’altra a danzare sul suo cuore in ultimo accalappiandolo. Lui m’ha placidamente confidato che è solamente una relazione d’amicizia e crede che resterà tale, ma così dicendo ha già svelato la sua confidenziale aspettativa, la sua inconfessata speranza. Come potevo accettarlo. Come ho potuto, così, semplicemente, recarmi al botteghino ad acquistare un biglietto per il balletto di quella sera e recarmi a teatro in abito lungo, con gli occhi neri come l’abito che indossavo? In seguito, accomodarmi là in prima fila, a scrutare vedendo ondeggiare quella femmina, la sua nuova donna, agghindata di veli bianchi tanto quanto io lo ero di seta nera. Io l’osservavo con dovizia spostarsi sul palcoscenico, lei era sottile e tenue come un soffio, con i polsi incurvati nel conferire risalto ai suoi passetti raffinati, io mi sentivo callosa, coriacea e lignea, perché perfino allungare le gambe era diventato arduo e complesso. Io esaminavo con esuberanza quel corpo energetico e ben addestrato, lo concepivo con la fantasia ripiegato in posture a me impossibili, a letto assieme a lui mentre si sfregavano a vicenda. A quale altezza avrebbe alzato le gambe per allacciargliele dietro al collo? Come avrebbe mosso il bacino, gli addominali ben istruiti per cavalcare il suo cazzo? E i gemiti? Il respiro? Avrebbe saputo controllarli, come le abili e preparate ballerine sanno compiere? In ogni posa, in ...
... ogni movenza sarebbe apparsa delicata, elegante e riguardosa? Come l’avrebbero annientata i suoi occhi? Come doveva desiderare quella creatura celeste il mio amore? Tutte queste nozioni progettavo e rimuginavo costantemente durante lo spettacolo, durante il tempo in cui con i denti premuti e con il mascara degli occhi che già cominciava a sciogliersi, io cercavo inconsolabilmente di muovermi, desolatamente di sollevarmi per poter muovere pochi passi. Al presente mi sembra tutto così distante e sfuocato, eppure sono passate unicamente poche ore, sono accomodata del tutto incustodita e inselvatichita sulla seggiola, mi sento flaccida, snervata e plasmabile, tutto ciò m’ha afflitto e angosciato intensamente per portarmi sotto il palco e in ultimo spararle. A ben vedere, non ritenevo in nessun caso d’avere una buona mira, non sapevo che uscisse così tanto sangue, giacché ha implacabilmente macchiato di rosso tutto il suo bel gonnellino di tulle bianco, persino le scarpette, che subito si sono tinte di scuro, perché mentre le guardie celermente mi circondavano per disarmarmi, io le guardavo i piedi e pensavo alle scarpette rosse che desideravo da bambina. Che cosa m’hanno chiesto? Se volessi chiamare il mio avvocato? Io non saprei, quello che ambisco adesso è quel paio di scarpette con la punta in raso rosso, avevo laconicamente e seccamente risposto. Nel tempo in cui cerco di spiegare il drammatico accaduto, in modo insperato inflessibilmente e assai rumorosamente sgarbato, la ...