1. Monella!


    Data: 06/07/2019, Categorie: Lesbo Autore: fabrizio

    ... prende per la mano, e tacchettando mi precede in salotto, le scarpe alte che sottolineano il gioco delle natiche. Evidentemente l’azione di rifacimento si è fermata alla vita, piatta e tonica come quella di una sedicenne, e non è scesa più in basso. La miscela di onesta maturità e giovinezza artificiale, dove la seconda, lungi dal nasconderla, esalta per contrasto la prima in una rinnovata sincerità, mi riempie di tenerezza e mi eccita in un modo indicibile. La donna si distende su un divano, divarica le gambe e io istintivamente mi inginocchio là in mezzo, quasi a riproporre un déjà vu o più semplicemente la mia quotidianità lavorativa. Mi afferra la nuca e delicatamente porta il mio volto al suo sesso, già fradicio. La mia prima passata di lingua, dall’ano lungo le labbra fino alla clitoride le strappa un sospiro di piacere. Alzo gli occhi e la vedo intenta ad accarezzarsi i capezzoli, la testa ansimante rovesciata all’indietro; poi sento le sue gambe scavalcarmi le spalle e tirarmi a sé, con i tacchi delle scarpe che mi pungolano i fianchi e mi tengono stretta in quella posizione. Allungo una mano al mio sesso, anch’esso già umido, poi affondo la faccia nel suo e da lì in poi è solo piacere, fino alla fine, fino a quando, con un ultimo paio di carezze vengo, e ancora ansimante mi piego sulle ginocchia. Per tutta la primavera e l’estate successive ci vediamo con una certa regolarità, e lei, sempre vestita esclusivamente dalle scarpe Monella, mi guida alla scoperta di ...
    ... situazioni ed esperienze che non solo non avevo mai immaginato di fare o farmi fare, me neppure sapevo esistessero. Fino ad un giorno, era autunno avanzato, quando il suo abbigliamento cambiò; le decolletes, effettivamente non più adatte alla stagione, erano state sostituite da una paio di tronchetti, sempre in tartan rosso e nero, che le fasciavano la caviglia e risalivano le gambe fino all’attaccatura del polpaccio. Non avendola notata in negozio, fingendo di metterle il broncio, scherzosamente la accusai di avermi tradito; lei, sorridendo di rimando, mi disse che c’erano tradimenti che escludevano e altri che includevano. Rimasi un attimo perplessa sul significato da dare a quelle parole quando il campanello suonò, e dopo il consueto scatto metallico che ben conoscevo entrò una ragazza piuttosto graziosa e con un bel caschetto di capelli neri alla Valentina. La donna si avvicinò ad entrambe, poggiò un bacio leggero prima sulle labbra della ragazza, poi sulle mie, come di consueto fece scivolare l’accappatoio, e dopo averci prese per mano, ci precedette in salotto. Come al solito mi inginocchio fra le sue cosce, Valentina invece, sotto sue indicazioni, si siede a cavalcioni sulla sua pancia e mentre struscia il sesso sull’addome viene guidata, con la consueta sollecitazione alla nuca, verso i suoi capezzoli, che comincia a succhiare avidamente. Alzo gli occhi e anziché il suo volto ansimante noto la linea curva del dorso di Valentina, che dalla nuca scende lungo le spalle, i ...