1. Giochi pericolosi: la escort e il manager


    Data: 11/07/2019, Categorie: Etero Autore: LucasFromParis, Fonte: Annunci69

    ... e sarei benissimo potuto tornare a casa scornato. Lei avrebbe potuto in qualunque momento scrivermi “non me la sento” o peggio non rispondere ai miei messaggi. Ma sapete cosa? Nonostante la cocente delusione non mi sarei pentito. L’emozione, il vero motore, l’avrei vissuta in ogni caso.
    
    Invece rispose: “sto arrivando”. Mi cuore mi sobbalzò di nuovo in petto. Quando andai alla porta mi trovai davanti una ragazza giovane con un visino acqua e sapone che contrastava il vestitino bianco e corto e gli aggressivi stivali che indossava. A confondere ulteriormente i suoi occhiali le davano un tocco vagamente da secchiona. Ma era una bella ragazza. E soprattutto era una ragazza audace a sufficienza da raccogliere la mia sfida. Mi resi conto che, benché fosse arrivata fin lì, era visibilmente combattuta e spaventata. Ero sulla lama del rasoio e il me ne rendevo perfettamente conto. Sarebbe bastato un gesto o una parola sbagliata e lei si sarebbe dileguata. La presi alla larga. Cercai di metterla a suo agio parlando del più e del meno sottolineando le sue parole con ampi sorrisi. La condussi nella “cucina” dove preparai un caffè ad entrambi. Sembrava paralizzata e rispondeva a monosillabi. Al mio primo bacio non si sottrasse, ma neppure mi ricambiò. La portai alla scrivania, e questa volta iniziò a baciarmi anche lei. Riuscii ad abbassarle il vestito per scoprirle il seno pesante e opulento. Accettò di farselo baciare e leccare, ma quando pensavo di aver vinto la partita si tirò ...
    ... nuovamente indietro. Non sapevo più cosa fare. Lei era seduta sulla mia sedia, io di fronte a lei sulla scrivania. Iniziai ad accarezzarle con indifferenza le gambe: era l’ultima carta da giocare, l’ultimo tentativo e lo sapevo. Era il tutto per tutto.
    
    Non disse nulla, mi lasciò fare. Presi progressivamente coraggio e iniziai a risalire lungo le sue gambe accavallate. Poi mi inginocchiai davanti a lei, le presi delicatamente le ginocchia e le divaricai le cosce. Iniziai a baciarle, sempre con molta lentezza, avvicinandomi al perizoma bianco. Spiavo ogni segno negativo da parte sua. Non mi incoraggiava, non diceva nulla. Non sapevo cosa pensare. Quando però le mie mani scostarono il suo intimo, e mi apparve la sua figa rosea presi sicurezza e iniziai a leccare. Non dovevo più darle la possibilità di farle cambiare idea e approfittai del momento per sfilarle il perizoma. I suoi fianchi iniziarono, finalmente!, a oscillare e lì vinsi la partita. “Togli il vestito, togli tutto”. Obbedì, ormai sconfitta più che da me dai suoi stessi desideri e dalla sua stessa voglia di godere. Quando la sentii bagnata decisi che era il momento di possederla. Avrei voluto chiederle la sua bocca, ma ancora una volta non volli guastare tutto per ingordigia. La sdraiai quindi sulla scrivania, esattamente come le avevo descritto e desideravo. Ero completamente vestito; le appoggiai la cappella sulla figa umida e spinsi. Un unico movimento: fluido, controllato, profondo. Finché potevo, finché ne avevo. ...