1. Soccorso stradale


    Data: 12/07/2019, Categorie: Lesbo Autore: fabrizio, Fonte: EroticiRacconti

    ... ero fatta guidare dalla sua voce nel farmi fare l’amore. Chiamata dopo chiamata, mentre il respiro appannava i vetri nella piazzola, mi insegnava a trarre piacere da ogni parte del mio corpo: le labbra e la bocca; i seni ed i capezzoli; il sesso e la clitoride. Imparai perfino a trarre piacere dal buco più osceno che avevo sempre evitato e che ora, invece, desideravo ardentemente mi chiedesse di usare per il nostro godimento. Dopo il mio piacere, lei reclamava il suo; ed io, anonima nella linea telefonica ed ogni volta più spregiudicata, le accompagnavo guidandola al suo orgasmo, che nel ricevitore arrivava improvviso e brutale. Così, due volte alla settimana, la mattina mi preparavo per l’amplesso telefonico con la mia amante vocale: mi acconciavo, mi truccavo, depilavo, ed indossavo ciò ritenevo potesse essere più eccitante per lei. Dopo l’amore staccavo la telefonata, riaccendevo la macchina e andavo al lavoro; e dopo pochi appuntamenti ormai tutta la mia vita trascorreva in quella latente eccitazione dell’attesa della prossima mezz’ora d’amore con lei. Riaccendevo, perchè oggi la macchina proprio non ne vuole sapere di ripartire; allora scendo, apro il cofano e provo a muovere cavi a caso sperando di azzeccare quello giusto; ma nulla, nessun segno di vita da quell’ammasso di ferraglia. Risalgo in macchina, chiamo il ...
    ... soccorso stradale - attesa di una ventina di minuti, mi dice l’operatrice - e avverto al lavoro del problema, facendomi passare una collega a cui passare le consegne per la mattinata. Sto ancora cercando sull’agenda i recapiti dei clienti da avvertire, quando il carro-ponte dell’assistenza mi supera e posteggia; con la coda dell’occhio vedo una figura imbacuccata nella tuta fosforescente scendere dall’autocarro, prendere la valigetta degli attrezzi e scomparire dietro il cofano ancora alzato. Saluto la collega e mi preparo al prevedibile sfottò del meccanico sulle donne, e il vestito attillato e i tacchi alti lasciano poco spazio ai dubbi sulla mia femminilità, che restano in panne per non aver fatto rifornimento di benzina. Invece al di sopra del cofano spunta un berrettino con la visiera che non riesce a trattenere una cascata di riccioli biondi, che a loro volta incorniciano due meravigliosi occhi celesti. Dalla bocca morbida, quella voce mi sussurra: ciao Claudia, da ora le tue mani sono le mie… Resto senza fiato. Lei… lei?!? Mi mette in mano una chiave inglese, mi guida nelle viscere del motore, e mentre con l’attrezzo tengo ferma la ghiera di un manicotto, lei, con le sue mani, svita un raccordo, lo pulisce e lo riavvita in sede. Richiude il cofano e mi fa cenno di girare la chiave d’avviamento. Il motore riparte. Io, no. 
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