1. Secrezioni: "c'è l'umido da buttare"


    Data: 13/07/2019, Categorie: Etero Autore: renart, Fonte: Annunci69

    “Sostanzialmente”, mi fa rompendo il silenzio di un afoso tardo pomeriggio, “sei un onanista. Te ne stai là, su quella poltrona più vecchia e lurida di te, la mano nelle mutande macchiate, senza fare nulla. Ti gingilli l’uccello tutto il giorno, mentre dovresti badare a trovarti un lavoro, piuttosto”.
    
    È rossa in viso, sul naso un reticolato di venuzze spezzate. Però ha un bel culo, grosso e tondo, che preme contro la vestaglia di tessuto leggero. Si versa da bere e accende una sigaretta al mentolo, sbuffando il fumo verso il ventilatore a stelo che ronfa pigramente.
    
    “Non fai niente tutto il giorno”, prosegue sedendosi accanto al tavolo, “leggi e scrivi porcate su quel portatile, roba buona per porci come te, e intanto il mondo va a rotoli e la crisi ci fotte, ma a te che importa, sei superiore tu. Sei senza un briciolo di iniziativa, sprovvisto di qualsiasi ambizione. Ti accontenti dell’assegno di disoccupazione, fin quando t’arriva, ed è così che pensi a una famiglia? Eggià, non ci pensi mica tu, è roba meschina da persone normali”.
    
    Anche le gambe non sono male. Le ha accavallate e l’orlo della vestaglia le è scivolato di lato, così che posso vederle bene. Un po’ grassocce, ma sode e tornite come colonne greche.
    
    Mi viene duro.
    
    “Eccolo lì il grande poeta che si mena l’uccello. Ma quanto ti piace darti ‘ste arie da bohémien. Pubblicassi qualcosa di decente, almeno. Anzi, pubblicassi qualcosa! Non dico un bestseller, non saresti nemmeno in grado di scriverlo un ...
    ... bestseller, ma almeno un romanzetto, una raccolta di racconti, che so, un libro di poesie...
    
    qualcosa che ti faccia almeno pagare l’affitto, santocielo!”
    
    Spegne la sigaretta in una tazzina da caffè e tira su una gamba sul tavolo. Da una tasca della vestaglia recupera una boccetta di smalto rosso, ne svita il tappo, lascia scolare sull’orlo il colore superfluo e, diligentemente, passa il pennellino sulla superficie avorio delle unghie ben curate. Il frrr frrr di quell’azione graffia l’aria pesante, infondendomi un benessere denso di poesia. Inoltre, la posizione assunta per questa abluzione apre ancor di più i lembi della vestaglia, così che posso vedere il pelo folto della passera, riccio e scuro come astrakan.
    
    Me lo meno lentamente, senza tirarlo fuori dalle mutande.
    
    “C’è da buttare l’umido, cazzo! Lo senti ‘sto puzzo? Nemmeno questo puoi fare, devo pensarci sempre io. Che gran figlio di puttana sei”, sbotta esasperata. “Vieni qui a soffiarmi sulle unghie... fa’ almeno questo”.
    
    Avanzo verso di lei barcollando come un orso con la gotta, prendo un piede in mano, il sinistro, e ci soffio sopra. Mi arriva un afrore di sudore misto a bagnoschiuma alla malva, ma sono concentrato sulla passera, una fica grossa come un fiore carnivoro con le labbra rosse, voraci, insaziabili.
    
    “Porco, ce l’hai duro come un ramo, tra poco bucherà le mutande”, dice con voce roca guardando l’erezione che deforma gli slip e che la punta come una fottuta baionetta.
    
    Deglutisce con una ...
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