1. Pioggia


    Data: 14/07/2019, Categorie: Sentimentali Autore: scopertaeros69, Fonte: EroticiRacconti

    Quando giungo alla tua porta sono uno straccio fradicio, ho camminato per ore , senza meta, senza cognizione del tempo e dello spazio percorso. Ci deve essere una precisa ragione se sono dinanzi alla tua porta ora, e non sono in un un qualsiasi altro posto; il freddo e l’acqua mi sono penetrati sin nelle ossa, ma ho continuato a camminare sotto la pioggia gelida comunque, forse per il bisogno di sentire male, un dolore che sovrastasse quello non fisico, che non so come arginare, qualcosa con cui possa avere una sorta di connessione logica, razionale. Ho camminato sino a sentirmi le gambe due pezzi di legno, pesanti come il piombo, di acido lattico, fasciate nella stoffa greve d’acqua. Poi, prima che la mia coscienza mi avvisasse, ero dinanzi alla tua porta immobile, a chiedermi che cosa ci facevo lì; suonare, bussare o andarmene...la domanda., l’unica che abbia un senso in questo istante preciso. Decido di andarmene, ed è allora che la porta si apre, sento lo scatto della serratura, la tua voce che mi chiama, il mio nome che sembra provenire da molto lontano, mentre le gocce gelate che striano il mio cuoio capelluto terminano in rivoli gelati sulle ciocche di capelli che precipitano nella schiena. Decido di ignorarti, decido di allontanarmi di non trascinarti a fondo con me, lo decido io per entrambi, ricomincio a camminare, un dolore costante ad ogni passo. Il rumore della pioggia battente, poi di acqua pestata, il braccio che viene artigliato e tirato, strattonato che mi ...
    ... costringe a girarmi, il tuo volto tra il preoccupato e l’incazzato...Dio quanto sei incazzata! Sto per dire qualcosa, ma tu mi precedi: “Non provarci neppure! “ Mi porti in casa, Non so se vergognarmi di più per essermi mostrato a te in questo stato, nell’ombra di me stesso, o perché ti sto allagando casa grondando acqua da ogni recesso dei miei abiti, da ogni fibra intrisa. “Fermo stai qui e non ti muovere”, ti allontani e torni con un catino e due asciugamani, “Spogliati del tutto e metti i vestiti bagnati nella bacinella”, ho un esitazione, ma il tuo sguardo non ammette repliche. Meccanicamente faccio scivolare ogni vestito nel bacile rimanendo in mutande, fradice anch’esse, la casa ha un certo tepore, ma io tremo ugualmente. “Anche gli slip” ripete stancamente, come si fa con un bambino che non ha voglia di condiscendere il genitore, eseguo rimango nudo. Non mi vergogno di essere visto così da lei, mi ha visto nudo molto volte, ed io lei, mi vergogno di mostrarmi cosi inerme e vulnerabile. Mi porge i teli perché mi asciughi sparisce con il catino e ritorna con un accappatoio bianco, lo indosso, lei prende i teli e li butta a terra per arginare la pozza d’acqua che ho fatto in corridoio. La seguo in cucina a piedi nudi, ha messo su l’acqua per il the, mi scosta una sedia, dal tavolo, mentre traffica tra dispensa e fornelli ogni tanto si gira a guardarmi, mi avvedo solo ora che è in pigiama, alzo lo sguardo verso il muro, dove so essere l’orologio: le tre e mezza. “E’ tutta ...
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