1. Claudio e k


    Data: 01/09/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: Holling, Fonte: Annunci69

    Io sono Claudio. K ha ricordato quel nostro anno felice, di scoperta. Fu lui a prendere l’iniziativa, avevamo 11 anni ed eravamo compagni di scuola. Si sa come funzionavano queste cose, anni fa: oggi una coetanea te lo tira fuori e se prende in bocca (dentro, è più difficile), ma allora la coetanee erano sconosciute e irragiungibili, si conviveva con un desiderio oscuro, un’inquietudine, finché un compagno più grande ti metteva al corrente, qualche volta ti faceva provare qualcosa, altre volte ti faceva provare molto. Poi stava a te continuare o no, e in quale direzione.
    
    A me e a K successe nella stessa estate. Mi raccontò che un suo cugino che glielo aveva strofinato addosso, senza infilarglielo. Io gli raccontai del figlio dell’albergatore, due anni più grande di me, durante le vacanze al mare. Gli raccontai tutto, a K: prima gli sfioramenti, come per caso, poi i suoi più espliciti toccamenti, poi i cambi di costume in cabina, poi la sua mano che prendeva la mia e se la portava sull’erezione: grande, mi sembrava e dunque invidiata.
    
    Finché, un giorno, in cabina il ragazzo mi accostò al muro, mi fece voltare, mi spalmò con la crema nivea che stava lì come doposole dei grandi, e me lo infilò. Mi fece male, ma io desiderai farlo ancora, nei giorni successivi e ogni volta che si poteva. In genere in campagna, durante qualche giro in bicicletta.
    
    Non mi faceva più male. Ed io avevo sempre più desiderio.
    
    K non ne sapeva niente, quando quell’autunno mi raccontò delle ...
    ... sue esperienze, e mi propose di ripeterle con me. Io non chiedevo di meglio, ma non fu semplice: il suo affare era ancora corto, e non arrivava.
    
    Provammo e riprovammo, finché fui proprio io a suggerire la posizione giusta. Me ne stavo supino, con le gambe un po’ allargate. Poi con le mani mi afferravo dietro le ginocchia e tiravo verso di me, facendo aderire bene le mie cosce al mio petto. Allora K si sistemava tra le mie gambe, e poteva finalmente penetrare il mio buco: offerto, del tutto indifeso, ansioso e pronto.
    
    Queste cose K le ha raccontate, qui, tempo fa. Ma non ha potuto raccontare quel che io sentivo tutte le altre volte che lo facemmo. Fino a quella volta che – sei mesi dopo, e in sei mesi l’uccello gli si era allungato, forse anche per l’esercizio continuo – riuscì a prendermi mettendomi a pancia sotto, e stendendosi sopra di me. Nessuno, nemmeno K, può capire che cosa ho provato.
    
    Il figlio dell’albergatore già mi aveva preso mettendomi bocconi, in cabina o sui prati, e già me lo aveva infilato. Ma era tutta un’altra cosa. Non si stendeva, restava con le braccia tese, e il nostro conttato era solo tra il suo inguine e il mio culo. Perché voleva guardare, io credo. Altre volte, per guardare meglio, mi faceva mettere a quattro zampe, e lui si inginocchiava dietro di me. Dava dei gran colpi in avanti per infilarmelo, e con le mani sulle mie spalle mi tirava verso di sé, per evitare che sotto i colpi io rovinassi giù.
    
    Mi piaceva, volevo sentire quella forza ...
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