Un posto soffice dove approdare.
Data: 01/09/2019,
Categorie:
Etero
Autore: samas2
Con il viso incollato al finestrino, avulso dalle voci e dalle risate che risuonano all’interno della carlinga e con la mente rilassata, i miei occhi si riempiono di bellezza: il mare è una tavola d’argento che riluccica percorsa dalla strada d’oro tracciata dal sole nascente. Le nuvole viste dall’alto, radenti sul mare, appaiono come fatate isole levitanti che il vento incessantemente sospinge. Eccola Lampedusa: horst africano di roccia rossastra, brulla, arida, circondata dal blu del Mediterraneo. Il tempo di fare il check in albergo, noleggiare una scassata Punto Cabrio gialla ed ecco che cammino nella gariga che degrada in steppa: l’euphorbia e il lentisco lasciano il posto agli asfodeli. Mi gusto l’aria dolce, la maestosità del mare con la sua nitida linea dell’orizzonte, il silenzio rotto solo dal vento. Scendo lungo il sentiero che domina la Spiaggia dei Conigli. La vista è mozzafiato: l’ocra e il rosso della roccia, il candore della spiaggia, la rara ma verde-brillante vegetazione, il mare con le sue molteplici gradazioni di colore che vanno dal blu intenso alla delicatezza dell’acquamarina. Sono figurazioni ariose che fanno da contrappunto al peso di una realtà che grava come un macigno sulla mia anima. Mi basta pensarla e già mi manca il respiro. Lancio nel vuoto una domanda che non può ricevere risposta. - Come è potuto accadere? Rimangono solo la tristezza, le nostre incomprensioni. Nella mia mente persiste il suo odore e il suo sapore, riecheggia il suono della ...
... sua voce. Nel pomeriggio l’avanzare di nuvoloni gravidi di pioggia mi costringe a cambiare programma e mi trovo a passeggiare in paese e al porto. Velocemente il cielo diventa nero, piceo e raffiche di vento improvvise sollevano gocce d’acqua di mare che scorrono veloci, sulla superficie appena increspata, come minuscoli mulinelli. Siamo un piccolo gruppo di turisti rifugiati nel bel locale moderno fatto di legno, vetro e acciaio affacciato sul porto. La bufera fa veramente paura: tende strappate sono sbatacchiate dalla furia urlante del vento, volano tavolini e sedie, l’acqua vien giù che Dio la manda a torrenti, tuoni assordanti si intervallano a fulmini dalla saettante luce livida. Osservo una bella donna bionda intenta a indossare una felpa e calzini per proteggersi dal freddo inaspettato. Mi ricorda qualcuno, ma non saprei chi. Attacco bottone mentre sorseggiamo un caffè al banco e ironizziamo sullo splendente tempo dell’isola, sempre assolata. Ecco a chi somiglia! A Hillary Duff. Glielo dico e lei, ridendo, ribatte: - Forse dieci anni fa. - Non esattamente. Lei è quello che sarà Hillary se il tempo le conferirà più bellezza e fascino. Mi sorride, ma ormai il fortunale ha finalmente esaurito la sua violenza e ognuno riprende la sua strada. “Hillary” se ne va con una coppia di amici. Peccato, la sua compagnia sarebbe stata un ottimo lenimento per le mie pene. Nella splendente mattinata sono in attesa di imbarcarmi per la gita che ho prenotato. Da buon ansioso sono fra i ...