Sabine: il peccato francese, la prima volta non si dimentica mai
Data: 08/09/2019,
Categorie:
Etero
Autore: alybas
... sensazioni inesplicabili, ma, comunque, tentai di farla accomodare. La donna, tuttavia, sembrava volesse declinare l'invito. Mi sentivo scoppiare, la sua vicinanza mi inebriava, non sapevo cosa fare, ero nell'imbarazzo più totale, compresi che avrei voluto compiere con lei le sfrenate esperienze che ormai compivo da tempo con Rosaria e con altre donne ma in questo caso ero molto frenato, si mi resi conto di soffrire di un sentimento simile all’amore e soprattutto pensavo a Sabine come ad una figura pura e intoccabile, l’avevo sublimata, idealizzata a tal punto da non essere in grado di immaginarla come femmina piena di sessualità, l’esatto contrario di come avevo immaginato tutte le donne con cui avevo avuto importanti storie. Tuttavia, ad un tratto scattò una molla quando sentii la donna che mi stava salutando. Tentai così il tutto per tutto e la pregai nuovamente di entrare: il miracolo avvenne. Sabine come un automa risalì i due gradini che aveva già sceso e senza ulteriori parole varcò la soglia di casa. Era un sogno. Non sapevo le frasi che avevo utilizzato ma avevo raggiunto il mio scopo poichè richiusi la porta dietro di lei, non volevo che ci ripensasse, non volevo sciupare tutto, ero preda di una tempesta di emozioni contraddittorie, ma ora iniziavo ad avere su di lei pensieri molto meno casti e questo se da un lato mi rassicurava dall’altro mi metteva ulteriore ansia perché non sapevo se avrei potuto e dovuto agire. Sabine aveva una camicetta che vezzosamente aveva ...
... due bottoni aperti, e in quel momento appuntando l’interesse sul suo collo mi resi conto che avrei voluto buttarmi su di lei e possederla subito fino allo sfinimento, ma non lo feci. Temevo le ripercussioni di un atto intempestivo. La feci accomodare nell'ampio salone. Era gentile come sempre, dolce e sempre più eccitante ai miei occhi. Mi sedetti ma venni subito messo in imbarazzo dal pene che autonomamente stava montando per una velenosissima erezione, non riuscendo più a trattenermi, le chiesi con voce rotta dall'emozione se potevo offrirle qualche cosa. Sabine, con delicata cortesia rappresentata con un sorriso fece segno di no e io rimasi ancor più attonito. Lei parlava, parlava, parlava e sorrideva a tratti in maniera forzata; ma non capivo, non riuscivo a recepire quanto la donna esprimeva in un italiano francesizzato. Mi convincevo guardandola che lei era sempre più il mio sogno, forse perché irraggiungibile, ora comunque la studiavo per carpirne le possibili debolezze, più la osservavo più mi convincevo che aveva dei punti deboli, come mi sarebbe piaciuto farla mia. Ora lei era a non più di 20 centimetri, da me e in quel preciso istante non riuscivo ad archiviare il pensiero che suo marito chissà quante volte l’aveva posseduta, del resto le aveva fatto fare due figli! Mi sentii impazzire e mi convinsi che la desideravo e l’avrei potuta avere così inaspettatamente come forse il destino avrebbe voluto. Sabine ad un tratto, smise di conversare e mi chiese se stavo bene. ...