Scambiata
Data: 13/09/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Francesca74
... sottoscritta ora se ne va, vaffanculo!". Lui mi strinse : " So che tornerai a saldare il conto". Esco dalla stanza, do un'occhiataccia al mio amico e me ne vado sbattendo la porta: ero stravolta. Tornai a casa, mi feci una doccia e pensai molto a quelle parole " so che tornerai", perché sarei dovuta tornare?Ma soprattutto, perché non mi sono ribellata subito? Qualcosa di quell'incontro mi era piaciuto, sebbene la modalità fosse discutibile. Il mio amico continuava a chiamarmi, dopo avermi vista sconvolta all'uscita del negozio, ma volevo solo riempirlo di insulti. Il giorno dopo tornai da Gianni: ero determinata a capire che cosa volesse dire con quelle parole. Mi accolse poco sorpreso; mi fece aspettare qualche minuto perché aveva gente e si accertò che stessi bene: "Sei uscita di fretta ieri, non volevo spaventarti", ed io: " Certo, tutti i giorni i miei amici mi fanno fare sesso in cambio di tatuaggi, come dovevo sentirmi?" e lui con tutta calma : " Se vuoi possiamo imparare". Mi fece ...
... sedere, mi bendò di nuovo e fece entrare il ragazzo di prima: lo riconobbi dalla voce e un brivido lungo la schiena mi prese : " Toccala, dove vuoi: sembra che non voglia, ma in realtà le piace molto, forse ancora non lo sa". Questo ragazzo era imbarazzato, ma mi toccò sulla camicetta e poi sentii le sue mani un po' sudate toccarmi i seni, mentre Gianni si sbottonò i pantaloni e mi occupò la bocca, di nuovo, col suo cazzo duro. Ero eccitata, sconvolta e piena di paure, ma restavo lì. la mia bocca è diventata un luogo di scambio di due maschi sconosciuti e nei tempo, anche di più. Avevo capito perché non scappavo : era il mio desiderio. Gianni aveva capito che essere usata da sconosciuti mi faceva quella paura buona tale da eccitarmi e restare: col tempo andò oltre e io ritornavo sempre da lui. Sapevo che esaudiva i miei desideri innominabili. Entravo in negozio senza sapere e ritornavo quando potevo. Mi trovava sempre qualcosa da fare, o nell'attesa o durante i suoi lavori, che diventavano nostri.