I profumi del liceo
Data: 19/09/2019,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: filosofetto
A noi bolognesi piace rendere pubblico ciò che è privato e altrettanto ci diverte l'idea di far soltanto nostro ciò che è alla portata di tutti; per questo abbiamo inventati i portici, tanto per rubare spazio alle strade e per estendere le nostre case sulla vita che scorre.
A noi piace circondare ed essere circondati; ci piace sentire, ci piace farci ascoltare.
Ieri camminavo verso l'auto senza far molto caso al percorso, camminando assorto nei miei pensieri di lavoro. È stato così che mi son ritrovato sotto le arcate del mio vecchio liceo che doveva esser ormai l'ora di pranzo.
Eh sì, l'ora era proprio quella giusta, perché una gran mandria di studenti m'è corsa addosso all'improvviso.
Non è passata che una decina di anni da quando ero anche io come loro, ma non m'era più capitato di ricordare alcunché di quei tempi.
È stato il profumo smodato di una splendida diciottenne...certamente dell'ultimo anno...a farmi tornar alla mente qualcosa. Truccata, alta, perfetta se non per quella tremenda scia di profumo che si usa quando si puzza ancor un po' di latte, ma si vuol far intendere che si è già sin troppo adulti.
Ho rivisto davanti a me Lucia. Chissà dove viva lei ora, cosa faccia o se sia già sposata come tante di coloro che hanno due anni più di me.
Nei miei occhi Lucia è apparsa così come era allora, quando alla festa dei suoi 18 anni mi portò su da lei in camera e mi disse che le andava di cambiare ogni cosa. Era stanca di vederci soltanto quando ...
... riuscivo. Non aveva più voglia di essere una fidanzata parallela. La sola cosa che ancora le piaceva era prepararmi quei pasti segreti, da consumare prima di far l'amore, nei giorni in cui riuscivo a scappare dalla mia lei con la scusa del rimanere in centro a studiare.
Ora non voleva più continuare a vederci di nascosto, a contare i secondi. Mentre me lo diceva aveva un qualcosa di diabolico nello sguardo. Io la guardavo, la ascoltavo e rimanevo immobile, senza fiatare. Non saprò mai cos'altro disse ancora perché io m'ero perso intuendo che qualcosa di grave stava per accadere. Avevo paura. Nelle donne vi è sempre un immenso coraggio, ma anche una grandissima dose di sadismo.
Mentre lei parlava io le guardavo le mani; le sue unghie curatissime brillavano come al solito, ma oggi mi sembravano simili ad affilati artigli.
I suoi occhi erano più scavati del normale, avevano una magrezza quasi spettrale che li facevano affondare nelle orbite. Parlava come per convincermi, come per godere di qualcosa che non mi voleva ancora dire.
Mi sdraiai sul letto. Lei ci rimase male.
Cosa mi hai fatto questa volta? Io le chiesi.
Lei smise di parlare; poi mi abbassò la chiusura dei pantaloni e iniziò a toccarmelo, a baciarlo.
Sapeva che non mi interessavano i pompini, ma mi pareva assurdo che si potesse accontentare di punirmi per le umiliazioni che le avevo inferte facendomene uno.
La presi, la spogliai, le morsi i seni. Erano sodi, rotondi, perfetti. Vibravano come quelli ...