1. Shampoo alla mela


    Data: 20/09/2019, Categorie: Etero Autore: Isaac

    ... che le si imporporavano le guance ed ebbi l'impressione che trattenesse il respiro; un silenzio carico di tensione era calato tra noi, immobili in una sorta di mimetismo sincopato e con l'unico rumore delle ventole dei computer.
    
    Non so che cosa mi prese, realizzai che la desideravo, più o meno dalla prima volta che l'avevo vista, quando ancora i nostri incontri erano brevi ed occasionali avendo io altri referenti, così, per quanto possibile, mi feci ancora più prossimo a lei, poggiando la parte sinistra del mio torace alla destra della sua schiena, avvicinai il viso alla sua nuca, inspirando voluttuosamente le spire di profumo di donna che esalava il suo corpo eburneo, poi fu un attimo e poggiai la bocca assaporando la pelle rovente, dolce e salmastra insieme, vellutata come una pesca.
    
    Emise un gemito ed inarcò il collo, ma non si sottrasse, allora con le mani le cinsi i fianchi e le feci risalire sino ai seni che raccolsi con circospezione sino a riempirle ed a sentire, tra indice e medio, i suoi capezzoli turgidi; la mia bocca era risalita all'orecchio che investigavo delicatamente con la lingua mordicchiandone il lobo, finalmente si girò sulla sedia e potemmo baciarci avidamente, nel mentre le sbottonavo la camicetta mettendo a nudo i suoi orgogliosi e trionfanti seni. Mi ci avventai ancora con la bocca, suggendoli con delicatezza e frenesia assieme, mentre lei mi stringeva la testa al petto e sospirava quasi dolorosamente.
    
    Caddi in ginocchio dinanzi a lei ancora ...
    ... seduta e con la mano destra presi la via delle sue cosce che risalii sotto la gonna sino ad arrivare al suo giardino segreto ed ancora velato dalle mutandine; attraverso quelle, dolcemente fradice, avvertivo i riccioli ed i rilievi d'una natura rigogliosa e fu con la frenesia d'un animale in calore che gliele sfilai dai fianchi, avendo la sinistra raggiunta la destra e lei essendosi parzialmente alzata dalla seduta.
    
    Nello sfilarle le mutandine dalle caviglie feci cadere una scarpa, così le tolsi anche l'altra ed insieme franammo sul pavimento avvinghiati come due glicini; le scivolai addosso come un serpente ed arrivai al suo pube in cui quasi mi immersi col viso a carpirne ed inalarne ogni e più recondito segreto.
    
    La baciavo ardentemente, insinuando la lingua sin nella vagina e ricevendo nella bocca assetata la benedizione del suo essudato, così intimamente profumato di viscere, che mi arrivava a flotti, sin quasi a schizzi e che mi imbeveva la camicia nel mentre che i suoi gemiti si facevano affannosi ed imploranti.
    
    Le sue mani s'erano fatte adunche tra i miei capelli e dopo l'ennesimo maremoto dei suoi fianchi, accompagnato da quelle che erano divenute rauche grida, mi sentii letteralmente sollevare dal fiero pasto e trascinato inequivocabilmente verso l'alto; ebbi appena il tempo di slacciare la cintura e liberarmi alla bell'e meglio dalla prigione di stoffa che ancora mi limitava, le resistetti abbastanza da scoprirmi il glande ed appoggiarlo alla boscosa selva ...