1. La schiava virtuale. Una storia quasi vera.


    Data: 21/09/2019, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Dominazione / BDSM Autore: chiodino

    ... tra le gambe fino a farla bagnare ed anche, forse, godere. Quando le tolsi il bavaglio mi disse che non voleva più vedermi ma il mattino dopo fu lei ad avvicinarmi. Farmi trovare il necessario per legarla nella sua camera fu chiaramente il segnale che non le spiaceva. Non le spiaceva neppure essere sculacciata. Non dovetti neppure chiedere che me lo succhiasse. Urlò nel bavaglio quando la colpii con la cinghia. Un colpo solo che la fece anche piangere. Giurai a me stesso che non avrei mai più colpito una donna in quel modo. Ormai mi bastava farle un cenno e mi seguiva nella cabina o a casa sua. Aveva ancora qualche giorno da trascorrere al mare da sola ma partì, salutandomi come ti ho già detto. Le piaceva troppo, ne aveva paura. Qualche anno più tardi, universitario, conobbi Anna. Il nostro rapporto durava ormai da alcuni mesi e lo slancio iniziale cominciava a scemare. Chiudere? Ma siamo matti? Aveva però i suoi principi e si scopava solo nel modo più convenzionale. Un giorno, al telefono, insieme a troppe parole melensi, disse che di essere la mia schiavetta. Quella domenica la avremmo passata insieme e portai il necessario. Non corde che avrebbero potuto spaventarla ma grandi fazzoletti comprati al mercato del sabato. Avevo promesso a me stesso di non usare mai più fruste o cinghie ma avevo dello spago molto sottile...Amava farsi spogliare lentamente, la coricai sul letto legandole i polsi con due fazzoletti. Nel vederla stesa, disponibile, rossa in volto ed un poco ...
    ... ansante mi accorsi di amarla. Mi innamoro sempre delle mie donne. Una giovane donna bella nella sua nudità, si offriva a me e mi amava. Non usai i tre fili sottili che avevo preparato e non abusai della sua arrendevolezza. Era legata e avrei potuto, immagina tu cosa avrei potuto fare. Col tempo però arrivai a desiderare qualcosa di più. Mi amava, non osava però darsi a me come volevo, avevo perso l'attimo fuggente. Avrei dovuto forzarla ma esitavo davanti a questo passo.Un sabato, poco dopo essere arrivato alla solita ora sentii bussare. Aprii convinto fosse Anna ed invece era una giovane sconosciuta. Per farla breve era Barbara, la sorellina. Di un paio di anni più giovane, molto graziosa. Il padre non poteva guidare per una frattura al braccio ed Anna aveva dovuto accompagnarlo dalla nonna che si era ammalata. Sarebbe venuta ma in ritardo. Aveva provato a telefonarmi a casa senza trovarmi e la aveva pregata di venirmi ad avvertire dopo la scuola. Ora sarebbe scesa ad aspettarla al bar. La convinsi ad aspettare la sorella con me, quello non era certo un bar dove una ragazza giovane potesse aspettare magari ore da sola. Dopo poco era tra le mie braccia. Chiaramente non sapeva baciare. Non si oppose quando le slacciai l'abito per carezzare le mammelle piccole e sode e neppure quando le feci schiudere le ginocchia per raggiungere la fessura che mi confermò esser intatta. Capii di poterla cogliere anche subito ma seppi trattenermi. Ti voglio, sarai mia come Anna e più di Anna, ma non ...
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