1. Una bella vacca da pelare


    Data: 01/11/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Simone Turner, Fonte: EroticiRacconti

    Avevo preparato ogni cosa con cura e adesso anche lei era nuda e pronta davanti a me. Era una ragazza esile e dal colorito pallido e aveva i capelli chiari e la pelle liscia come seta. Ma soprattutto, due seni enormi, assolutamente sproporzionati su un corpo tanto minuto. Erano sodi e pieni, nel fiore della giovinezza, eppure le ricadevano morbidamente sul ventre piatto. Nel mezzo di tutta quella generosa abbondanza, due bei capezzoli pronunciati, di un rosa più scuro rispetto alla pelle circostante, stavano rapidamente indurendosi esposti all’aria fresca della stanza. La fissai nella sua interezza solo per un attimo, ammirato. Era certamente una ragazza timida, da quanto era arrivata non mi aveva mai guardato negli occhi, e nemmeno li aveva sollevati dal pavimento, e non aveva detto una parola. Non era necessario, i patti erano chiari e semplici – nessun limite, nessun ripensamento – una volta superata la soglia era diventata una mia proprietà, almeno finché l’avessi voluta. La feci salire a pancia sotto sul lettino imbottito che avevo fatto modificare apposta per lei. Le assicurai strettamente le caviglie ai supporti e la feci sdraiare, il lettino era troppo corto e poteva appoggiarsi solo fino al ventre che strinsi con una cinghia di cuoio. I suoi enormi seni invece rimasero liberi, stirati verso il pavimento dal loro stesso peso, perpendicolari alla tavola in legno massello che sosteneva l’intera struttura. Le legai anche i polsi ai due pali d’acciaio davanti al letto, ...
    ... alla giusta altezza per evitare che potesse incurvarsi su sé stessa e abbassare troppo la testa verso il petto, oltre che per tenerla il più ferma possibile. Il letto era abbastanza alto affinché il suo viso fosse alla stessa altezza del mio. Una volta immobilizzata la obbligai a guardarmi negli occhi sollevandole la testa per i capelli e sorrisi quando scorsi una lacrima rigarle la guancia, dunque le coprii gli occhi con una spessa maschera, accecandola. La colpii con una pesante cinghia di cuoio sul sedere pallido e dalla curva pronunciata, una decina di volte, solo per arrossare la pelle e tastare la sua reazione. Si contorse un poco senza emettere alcun suono e allora la colpii con forza, senza trattenermi, altri dieci colpi senza sosta. Al terzo schiocco iniziò contorcersi sul serio mettendo alla prova i legami che la tenevano in posizione. Al quinto finalmente sentii la sua voce, un grido strozzato. All’ultimo schiocco secco stava ormai gridando senza trattenersi, uno dei miei suoni preferiti. Le afferrai il capezzolo destro esposto rigirandolo e tirandolo delicatamente fra le dita perché si gonfiasse un poco e lo bloccai con una pinza a forbice dalla stretta abbastanza forte. Si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa e un altro un poco più forte quando ripetei l’operazione sul capezzolo a sinistra. Dopo qualche secondo fissai un peso in acciaio ad ogni pinza e la ragazza legata iniziò a lamentarsi mentre i capezzoli venivano inesorabilmente distesi. Provai ad aggiungere ...
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