1. L'esame di diritto penale (scritto)


    Data: 07/10/2019, Categorie: Etero Autore: key-d

    Non ero preparata all’esame di diritto penale, avevo studiato poco e psicologicamente ero a terra. Lo dimostrava già il modo in cui mi ero vestita quella mattina: un vecchio maglione rosso, i jeans strappati al ginocchio, un vecchio giaccone di lana marron scuro, anfibi e un berretto colorato arrivato dalle Ande. “Ma hai un esame mica vai a un concerto, vestiti decentemente” protestava mia mamma vedendomi uscire vestita così. “Tanto è lo scritto, il prof neanche mi vede”.Il prof. dettava le domande, nella vecchia aula con i banconi di legno, e nella mia testa calava il buio. Proprio zero, non sarei stata capace di scrivere una riga. C’erano due compiti diversi, per cui i miei vicini seduti a destra e sinistra avevano domande diverse. Li guardo e entrambi scrivevano. A destra un ragazzo con i capelli corti con la riga in parte, una maglia tipo pinocchietto azzurro, la giacca del completo grigio appoggiata sulla sedia: avrà avuto la mia età ma era vestito da cinquantenne. A sinistra un tipo moro, tutto spettinato, una camicia di flanella e jeans, la barba corta con qualche pelo bianco sul mento. Avrà avuto quarant’anni, uno di quei studenti lavoratori che vogliono prendersi la laurea che non hanno fatto da giovani. Guardo entrambi e dopo un’oretta vedo che il signore di sinistra ha riempito il foglio protocollo e sta rileggendo. Gli scrivo su un foglietto “se ti passo il foglio con le domande mi aiuti?”. Con la mano mi fa cenno di passare e lui mi dà il suo, tanto per far ...
    ... vedere che ho un foglio davanti anch’io. Su un foglio a quadretti butta giù delle note, 1), 2), 3), con delle sintetiche risposte e poi sotto scrive “non sono sicurissimo che sia giusto, vedi tu”. Copio sul foglio protocollo quello che ha scritto lui, senza neanche capire quello che scrivo e consegno in extremis il mio compito.“Nel tardo pomeriggio, fuori dal mio studio, metto i risultati” disse il prof alla fine.Fuori dall’aula, mentre tutti gli altri a capannelli commentavano le domande e confrontavano le risposte, il mio “salvatore” se ne stava andando via da solo, senza parlare con nessuno. Lo raggiungo e gli dico “hey, grazie, mi hai salvato la vita, io avrei consegnato in bianco se non c’eri tu”.“Spero di aver beccato le risposte, ti parevano giuste?”“Boh, credo di sì, non lo so…” risposi. “Aspetti i risultati?”.“Sì, per l’esame mi danno permesso dal lavoro tutto il giorno e siccome vengo da Mestre pensavo di restare qui a Padova finché non escono i risultati, pensavo di fare un giro in centro”.“Io sono di Dolo, siamo vicini, anch’io aspetto, ti va se aspettiamo assieme?”.Faceva un freddo cane, freddo umido, e dopo pochi passi ci siamo infilati in un bel caffè.“Io prenderei un cognac, per scaldarmi e rilassarmi, tu?”Non ho mai bevuto un cognac in vita mia e così dissi “Anch’io”.Era fortissimo e più che scaldarmi mi brucio le budella, ma fece un buon effetto.Poi andammo a mangiare qualcosa, poi a vedere delle librerie, poi da Coin, tanto per stare al caldo.Era un tipo di ...
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