1. La Vocazione


    Data: 01/11/2017, Categorie: Sesso di Gruppo Lesbo Dominazione / BDSM Autoerotismo Autore: RichoSpike, Fonte: RaccontiMilu

    ... settimana successiva. Ci si prepara molto dal punto di vista dell'insegnamento accademico, ma per tenere sotto controllo una classe di oltre venti ragazzi serve forza di carattere, ed io in quei giorni appresi di averne ben poca. Non riuscivo ad imporre la mia autorità, mi mancava la capacità di alzare la voce e di tenere un timbro fermo e deciso. Il martedì della seconda settimana a metà lezione, per l'esasperazione, gridai: "Allora, cosa devo fare per farvi fare silenzio?!". Quella era la prima volta che alzavo davvero la voce, ma l'evento non li impressionò più di tanto perch&egrave dopo qualche secondo di sbigottimento dagli ultimi banchi si alzò un coro di tre voci che, con tono baritonante, inneggiavano: "Nuuda! Nuuda! Nuuda!". Dopo qualche secondo ai tre burloni si unirono altri, ed in breve quasi tutta la classe chiedeva una mia svestizione. In quel momento, con il sangue al cervello e la premura che da fuori non si udisse il disdicevole coro, mi arresi alla folla e risposi: "Va bene ragazzi, fate i bravi ancora quest'ora e a fine lezione vi prometto che mi levo la camicia!". Dopo un altro momento di silenzio dal fondo della classe si alza dal banco uno dei ripetenti e con un sorriso da orecchio a orecchio sancì: "Affare fatto prof!". Quel giorno mi ero vestita con una camicia slim a maniche lunghe che mi fasciava alla perfezione e metteva in risalto sia il seno, adeguatamente messo in mostra da qualche bottone slacciato, sia il ventre piatto, frutto di saltuarie ma ...
    ... profique visite in palestra. Sotto avevo un semplice reggiseno a balconcino dello stesso azzurrino della camicia, ed a completare il quadro un paio di jeans chiari e delle scarpe a tacco medio. I ragazzi furono di parola, da quel momento a parte qualche bisbiglio ed un saltuario lieve vociare in classe si respirava finalmente una tranquillità degna di un convento. Peccato che dentro di me fossi tutt'altro che tranquilla, sapevo di essermi cacciata in un guaio e le soluzioni che mi si prospettavando avevano entrambe effetti collaterali degni di una cura a base di stricnina. Potevo ringraziarli della collaborazione e bidonarli sulla camicetta, ma così facendo avrei avuto nella migliore delle ipotesi una classe ingestibile fino alla fine dell'anno, nella peggiore, non so, la macchina in fiamme con la scritta "puttana" sull'asfalto? Furono quei pensieri a farmi optare per la seconda scelta, ossia quella di tener fede al patto. Sapevo che piegandomi a questo gioco i giorni successivi sarei sempre stata costretta a mercanteggiare la tranquillità, ma la verità &egrave che la classe mi spaventava, e con la confusione che avevo in testa quella sembrava essere la scelta più sensata. Mancavano cinque minuti all'intervallo, il momento era giunto, terminai quindi con le spiegazioni di storia e, alzandomi dalla cattedra, feci una premessa alla classe: "Ragazzi, sia chiaro che ciò che sto per fare deve rimanere all'interno di questa classe, non parlatene a nessuno, se dovesse venir fuori ...