Mirela, tacchi e piedi - cap. 3 (al centro commerciale)
Data: 29/10/2019,
Categorie:
Feticismo
Autore: FrancoT, Fonte: EroticiRacconti
... quartiere e la scelta che decidemmo insieme di percorrere fu perfetta. Nei primi tre o quattro mesi di incontri ebbi modo di esplorare il catalogo quasi completo delle sue calzature, dai decolleté di ogni colore, agli stivali, passando per gli stivaletti ed i sandali aperti dietro e chiusi davanti. Quasi tutti con il tacco piuttosto alto, escludendo solo un paio di stivali senza tacco e delle scarpe non troppo esagerate. In quattro mesi riuscimmo a conoscerci carnalmente a fondo ed a creare una sorta di equilibrio che dava ad entrambi una certa soddisfazione. La nostra prima esperienza “in trasferta”, avvenne circa al nostro quinto mese di frequentazione. Ero andato in un centro commerciale per acquistare una ram di un pc e dalla galleria superiore la intravidi, sola, camminare in quella inferiore. Era più o meno orario di pranzo e sapevo che lei riapriva l’ufficio attorno alle 15. Decisi di scriverle su Whatsapp. “Che numero di scarpa porti tu?”. Sapevo che doveva avere un 37 o un 38, ma preferivo non sbagliare. “37.5. Perché?”. “Ti sto comprando un paio di scarpe”. “???”. “Oggi quelle che indossi non mi aggradano, voglio qualcosa di più spinto”. “E come fai a sapere cosa indosso, visto che oggi non sono nemmeno passata in ufficio?”. Da lontano allora le scattai una foto e gliela inviai. Come risposta uno smile con il sorriso e l’occhiolino. “Se mi dai 15 minuti e ci incrociamo da qualche parte, facciamo lo scambio. Hai tempo poi o hai impegni?”. “Nessun impegno. Mi rispose. ...
... Ho il tempo che vuoi. Sono curiosa”. “Di cosa?”, le scrissi. “Della tua scelta e di cosa mi chiederai di fare”. Nel frattempo mi stavo già dirigendo verso il negozio che adocchiavo sempre, quando passavo in quel centro. Le scrissi di trovarci sui divanetti davanti al negozio di telefoni ad un orario preciso. Io mi sarei seduto vicino a lei ed avrei poggiato la borsa con le scarpe a terra. Quando me ne sarei andato lei avrebbe preso la borsa e sarebbe andata in bagno ad indossarle. Uno scambio tipo le spie negli anni Settanta. Faceva sorridere come idea, ma quello era in realtà. Nessuno lo avrebbe notato ed una volta che le aveva addosso ci saremmo trovati alla mia macchina di cui, poco dopo, le avrei dato le indicazioni della zona dei parcheggi in cui era sistemata. In tutto ci vollero circa venti minuti. Entrai nel negozio, feci il mio acquisto e la raggiunsi. Era sexy anche quel giorno. Gonna piuttosto larga, sotto al ginocchio, scarpe nere e calze nere, cappotto grigio. Avrei scoperto dopo che quella gonna in realtà era un vestito. Mi sedetti e poggiai la borsa accanto a lei, presi il telefono e le scrissi su Whatsapp. Non ci guardammo né tanto meno sfiorammo o parlammo. Dall'esterno sembravamo due perfetti sconosciuti. Dopo dieci minuti mi alzai e mi posizionai lontano, senza però perderla di vista. Lasciò trascorrere tre minuti poi prese la borsa, si alzò e si diresse ai bagni delle donne. Il primo messaggio che mi mandò fu:”Oggi sei proprio uno sporcaccione. Questa non ...