Sverginato dal mio allenatore
Data: 03/11/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: chupar
... tirò fuori, per poi rimetterlo dentro, violentemente e più in profondità: “O ti sei fatto inculare pure dai neri? Eh? Troia!” L'entrata a quel punto diventò completa, facendomi sentire pieno e appagato. Quindi cominciò a far roteare il bacino, per farmi abituare a quella nuova presenza. Quando sentì il mio sfintere rilassarsi, cominciò a scoparmi con energia.
A ogni affondo sentivo le mie carni lacerarsi, per poi avere una forte sensazione di vuoto quando lui si ritirava; lo sentivo godere, ma non potevo vederlo. Finalmente mi fece distendere sulla schiena e, afferrandomi per le caviglie, mi sollevò fino a far combaciare i nostri bacini. Così mi penetrò ancora più in profondità, togliendomi quasi il respiro.
Più lo guardavo negli occhi e più vedevo il suo godimento, e la cosa mi eccitava alquanto. Stavo letteralmente scoppiando, sarebbe bastato sfiorarmi per godere, ma volli aspettare che anche lui fosse pronto. Il mio culo era praticamente ridotto a brandelli dalla furia dei suoi colpi, quando all’improvviso sentii le sue mani stringere fortemente le mie caviglie. Vidi il godimento sul suo volto e contemporaneamente sentii il suo orgasmo vibrare dentro di me, con ultimi e ...
... potenti colpi in profondità. Prima di uscire dalle mie viscere, mi smanettò e in pochi secondi mi fece raggiungere un intenso orgasmo.
Quando venne fuori da me, una colata lavica di sperma fuoriuscì dal mio ano martoriato.
Sudato ed eccitante come un toro da monta mi disse che dalla settimana seguente mi sarei dovuto allenare solo con lui e che se avesse saputo di altri pompini in doccia, mi avrebbe infilato una mano intera nel culo.
Entrammo in auto, stravolti e silenziosi. Poco dopo essere partiti, si tirò giù la zip e mi prese il capo per farsi succiare ancora. Accese la radio e, quando non doveva cambiare marcia, mi spingeva la testa. A un certo punto accelerò il movimento. Spinse in fondo il suo cazzone e, dopo aver vibrato, m’irrorò di sperma caldo, ordinandomi di ingoiare.
Frenò: “Puliscimi tutto. Pure i coglioni!”. Obbedii poi alzai la testa. Eravamo a casa sua. Prima di darci una sistemata e di tornare alla nostra vita ufficiale mi disse di lasciar stare la figlia, di lasciarla quella sera stessa, perché mi avrebbe fatto diventare talmente donna da farmi sentire lesbica se fossi andato ancora con lei.
Sul volto di entrambi si disegnò un sorriso complice.
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