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Zio giacomo - seconda parte.
Data: 15/12/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: chupar
Mio zio Giacomo senza aggiungere altro andò in bagno. “Sei una troia di bocca, questo lo sa mezzo paese, ma in quanti ti hanno rotto il culo?” - mi chiese mentre fissava nell’armadietto del bagno i suoi prodotti per la barba. - “Non dire niente a mamma…” Zio si ammirò nello specchio: “Capito! Sei già sfondato!” Si spalmò la crema da barba e con un cenno del capo mi disse di accostarmi. Istintivamente vista la sua bella ceppa che svettava e poggiava la sua capocchia sul lavandino, mi chinai per baciargliela. Lui, socchiusi gli occhi, si stiracchiò un po’ e s’insaponò il viso. Mi bloccò la testa tra la ceramica e il suo attrezzo e cominciò a muovere il bacino, muovendosi nella mia bocca come se fosse stata una fica o un culo. Tra una pompata e l’altra, lo osservai dal basso mentre il suo cazzone scompariva e riemergeva velocemente dalla mia bocca, sperando di concludere la cosa lì. Invece, una volta finito di delineare con il rasoio il suo pizzetto, mi fermò, andò in camera e si accese una sigaretta. Fece un tiro e si accarezzò l’uccello ancora lucido di saliva. - “Allora? Non lo dici a mamma, vero?” Non mi rispose e sghignazzò: “Questi lavoretti mi pare che li fai a tutti…E che cazzo! Stai ancora pieno dei siciliani e proprio con me che sono tuo zio vuoi fare lo stronzo?” Gli andai dietro come un cagnolino. Gli diedi piccoli baci sullo scroto, lo leccai passando la lingua fin quasi all’ano, fino ad arrivare alla base dell’asta. Infine, incominciai a ...
... succhiargli i coglioni. Passavo da uno all’altro poppandoli, masturbando quella nerchia lunga, tozza e dura. Con decisione m’infilai la cappella in bocca e incominciai a ciucciarla. Mentre con la sinistra gli massaggiavo le palle, con la destra mi aiutavo nello spompinare. Il glande mi riempiva il palato e il suo calore mi colmava la bocca. Emetteva in continuazione liquido lubrificante che con la mia saliva generava suoni osceni, degni di una troia da film porno. A quel punto glielo ingoiai tutto, fino al pelo scuro che l’avvolgeva. Quello, spingendomi a fondo la testa, finalmente cominciò ad ansimare: “Ummhh…ora cominciamo a capirci!” Sicuro di averlo ormai convinto, quando immobile si stava per godere il suo regalo mattutino, mi fermò: “Molla! Vatti a mettere la tuta, che pure io mi devo preparare per andare a correre.” S’infilò velocemente una tuta da ginnastica grigia, senza nulla sotto, lasciando che il suo cazzone ancora duro macchiasse il pantalone all’altezza della coscia destra: “Io non sono uno di quegli stronzi che ti sbattono di solito. Muoviti! Vestiti e usciamo.” Mi portò a “Largo Due Giugno”, nel parco cittadino, lasciandomi credere di essere ancora in dubbio se dire o meno a mia madre. Entrammo nel giardino. Qualcuno faceva jogging, qualcuno passeggiava con il cane. Camminando lenti finimmo lungo un piccolo sentiero, dove di rado si va a correre. Mentre camminavano zio mi tirò fuori il petto aprendomi la felpa. - “Ma che fai? Sei impazzito? Smettila. ...