1. A N. da E.


    Data: 05/01/2020, Categorie: Lesbo Autore: Anais, Fonte: RaccontiMilu

    �God know it's just the Devil in me, the devil that's taking my hand to the fire� Desire, Anna CalviErano strani giorni. Fatti di telefoni lanciati contro il muro (due, uno non sopravvissuto allo scontro). Fatti di notti insonni con una lucky strike in mano (e le repliche notturne della peggior televisione spazzatura di Sky). Fatti di corse a perdifiato per sbollire un po� di rabbia (spesso molto brevi, per le Lucky Strike).Fatti di cieli graffiati con le dita e guance scorticate contro le pareti dell�inferno. Fatti d�isteria che cova in gesti meccanici, rilevata da persone come mio fratello con commenti tipo:�fattela 'na scopata, ogni tanto�. Fatti di attese che spaccano i polsi. Fatti di �tra adesso che sei tra le mie braccia e quando ci rivedremo ancora non ci sarà nulla�.Perché il punto non è cosa è vero o cosa no. Non lo è mai. Il punto sono le cazzate a cui decidiamo di credere.A volte mi fermavo a guardarla ed era così bella che mi faceva male alle viscere. La sentivo muoversi, piano, nello stomaco e poi più giù: la sensazione che gli altri potessero osservarla, spiare i suoi gesti, sezionare la sua bellezza. E desiderarla, come lo facevo io.Avevo paura dei sorrisi che le strappavano, dell�attenzione che catturavano, dell�interesse che sapevano conquistarsi.A volte mi detestavo perché assomigliavo a quelli che avevo odiato, quelli che mi tempestavano di domande, avanzavano pretese, imploravano rassicurazioni.Una notte facemmo l�amore, entrava da dietro e si faceva ...
    ... spazio dentro di me, baciandomi la schiena, le spalle, il collo. Mi sussurrava nell�orecchio la sua eccitazione, le sue voglie, le sue fantasie. E allora glielo chiesi. �Sei mia, Elettra?� lei si strinse più forte con le gambe al mio corpo, si muoveva più veloce dentro me, col respiro spezzato, mi faceva sentire che era bagnata del mio stesso piacere. �Non lo senti? Davvero non lo senti quanto sono tua?��Lo so quanto mi vuoi�� le dissi. Già. Non era quello ciò che avrei voluto sapere. Le ondate del piacere mi bruciavano addosso, era un�estasi che spaccava la testa. Stavo tremando di desiderio, schiava di pulsazioni ataviche che solo lei risvegliava.Ma sentivo tracce di lacrime in attesa, in fondo agli occhi.Avrei voluto fermarmi, avrei voluto raccogliere i vestiti e andarmene via sbattendo la porta. Avrei voluto lasciarla lì ancora affamata e fremente. Avrei voluto toglierle il privilegio di guardarmi morire di passione per lei.Ma poi lei divenne frenetica, spingeva più a fondo, dritto al centro. Mi graffiava la pancia sudata con l�altra mano, lasciando solchi che mi fecero urlare. Ma non era dolore.Poi i miei gemiti si fecero più rari, il mio respiro tornò regolare. Avevo le lacrime agli occhi. Fottuta troia, con lei scopavi così? La rabbia mi fece girare la testa. Eppure la feci uscire da me, mi girai. Le divaricai le gambe con la mano. Mi chinai su di lei. Partii dalla pancia e arrivai giù. La assaggiai lentamente. �Ti piace il mio sapore?� mi chiese, tra i sospiri. Domanda ...
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